Santa donna! Un’esclamazione frequentemente utilizzata, anche se non sempre in un’accezione positiva. In Sicilia, il suo utilizzo è, comunque, più appropriato, vista la forte presenza di donne diventate sante nella storia dell’Isola. Sembra, infatti, che la Sicilia accolga più donne che uomini in odore di santità.
Tante sante, quindi, che, però, prima di diventare sante, sono state donne. Donne eroiche, rivoluzionarie, ribelli a un sistema che le voleva rilegate a un ruolo subalterno all’uomo, proprio in quanto donne.
La forza interiore della Sicilia è rappresentata dalle sante donne
Un vecchio e solitario viaggiatore inglese del 700, in uno dei suoi tour attorno all’Isola, scrisse che la forza interiore della Sicilia è rappresentata dall’energia del vulcano e da quella espressa dai santi, patroni della stessa. In realtà, nella loro contrapposizione, entrambi esprimono il bene e il male. Il vulcano, che incombe sul popolo è, assieme alla peste, alle calamità naturali e a quant’altro infierisce contro l’uomo, il male. Ma i santi sono sempre lì: sempre pronti a proteggere e custodire la gente e a rappresentare il bene che vince su tutto.
In Sicilia, questi meriti sono tutti attribuibili a sante donne, vista la presenza preponderante di cui accennavamo sopra.
Santa Lucia, Santa Agata e Santa Rosalia
Non a caso, a rappresentare le sante donne in tutta Italia, si distinguono proprio tre sante donne siciliane. Donne che si distinguono più per le gesta commesse in vita, che per i prodigi in morte.
Stiamo parlando di Sant’ Agata, la patrona di Catania, Lucia, la patrona di Siracusa e Rosalia, la patrona di Palermo.
Tre donne, che si sono distinte in terra per il coraggio, la tenacia e il senso di libertà. Al punto, che hanno pagato con la vita la scelta di non piegarsi alla volontà degli uomini.
Sono state mortificate, torturate, violentate, bistrattate fino ad atti crudeli estremi. Atti a cui non si sono, comunque, mai piegate.
Sant’Agata
Sant’Agata, dopo infinite torture, ha tenuto testa fino allo strappo delle mammelle, ma non si è mai piegata alla crudele prepotenza dell’uomo che lei aveva respinto e che di questo rifiuto non se ne fece mai una ragione.
Santa Lucia
Anche Santa Lucia si distinse per non essersi lasciata sottomettere alla volontà dell’uomo a cui era stata destinata e che rappresentava per la giovane un buon partito. Ma Lucia scelse un’altra strada, rinunciando al matrimonio e al buon partito. Decise di dedicare la propria vita ai poveri. Scelta che spinse il suo mancato fidanzato a denunciarla alle autorità come cristiana in un periodo di grandi persecuzioni contro i cristiani.
Santa Rosalia
Anche Santa Rosalia fece una scelta simile alle due “colleghe”. Antesignana del femminismo, il giorno prima delle nozze, decise di sottrarsi al matrimonio con il conte al quale era stata promessa dal re Ruggero. Anche la giovane Rosalia, infatti, preferì dedicare la propria vita ai poveri e ai bisognosi, piuttosto che godersi una cospicua dote. E lo fece, entrando in un convento di suore da dove cominciò ad assistere i bisognosi. Ma non poté stare più di tanto in convento. In un momento particolarmente critico della sua permanenza in convento, fu costretta a fuggire per sottrarsi alle pressioni dei familiari e dell’uomo al quale era stata destinata.
A seguito di quelle pressioni, Rosalia fece la scelta drastica di vivere in solitudine in una grotta in mezzo al bosco.
Il comune denominatore tra le tre sante donne
L’infausto destino che legò le tre sante donne viene ricordato ogni anno nella città di cui divennero patrone, dove continuarono a perpetrare atti prodigiosi, attirando la devozione di tuttoil popolo siciliano