Negli anni ’50, l’Italia era impegnata in un complesso processo di ricostruzione dopo i traumi della Seconda Guerra Mondiale. Il Paese appariva profondamente diviso tra Nord e Sud, con il Mezzogiorno segnato da un grave ritardo nello sviluppo economico, sociale e culturale rispetto al Settentrione. Le disuguaglianze erano evidenti anche nel campo dell’istruzione: il tasso di analfabetismo era ancora elevato, in particolare tra le donne del Meridione. Secondo i dati dell’epoca, circa il 30% della popolazione adulta non sapeva né leggere né scrivere. Sebbene la scuola elementare fosse già obbligatoria, molte famiglie – soprattutto nelle zone rurali – non riuscivano a garantire la frequenza scolastica dei figli, spesso costretti a interrompere gli studi per contribuire al lavoro domestico o nei campi.
Svolta decisiva
L’alfabetizzazione ha conosciuto una svolta decisiva tra gli anni ’60 e ’70 grazie all’introduzione di nuove riforme scolastiche (tra le quali l’istituzione della scuola media unica nel’62) e al mutamento delle condizioni economiche e sociali. Questo progresso ha avuto un impatto profondo anche sulla condizione femminile, aprendo nuove possibilità di emancipazione.
Maria Rosa Cutrufelli
Alla ricerca di figure femminili siciliane che abbiano esplorato in profondità questo tema, il nostro sguardo si è posato su Maria Rosa Cutrufelli: scrittrice, intellettuale e studiosa, che ha dedicato la sua carriera ad analizzare e raccontare l’evoluzione della donna nella società italiana.
Con una produzione che spazia tra romanzi, saggi e reportage, Cutrufelli ha scandagliato la condizione femminile, soprattutto del Sud, ma non solo italiana, con passione e rigore. La sua opera attraversa decenni di storia e riflessioni, offrendo uno sguardo lucido e coinvolgente su ogni fase del cammino delle donne verso la consapevolezza e la libertà.
Le origini siciliane
Nata a Messina da madre fiorentina e padre siciliano, nonostante il suo peregrinare tra Bologna e Sicilia, stabilitasi definitivamente a Roma, non ha mai spezzato il legame con la nostra terra.
Dallo stralcio di un’intervista di Maria Rosa Cutrufelli
Da una sua intervista leggiamo: “Mio padre era scienziato, emigrato dalla Sicilia a Bologna, dove lavorava come direttore dell’istituto di igiene ed esperto di inquinamento atmosferico. Tornavamo in Sicilia spesso, il legame con l’isola non era mai spezzato. Ogni volta che ci tornavo, mi rendevo conto, anche stando a Bologna, che essere meridionale era un peso, che esisteva il razzismo. Da qui è scaturita la mia graduale presa di coscienza e la sfida a mantenere una mia personale forma di meridionalismo, un mio retaggio personale.”
E ancora: “E a Gela scoprii d’essere donna e meridionale: queste erano le stigmate che mi portavo addosso. Per la prima volta le toccavo, le riconoscevo sul mio corpo, mi segnavano la carne.
Donna e Meridione
Donna e meridionale. Esisteva fra le due cose un nesso, un legame fatto di dolore, orgoglio e passione. Ero doppia. Doppiamente suscettibile, doppiamente intrappolata nella coscienza del mio essere, nella rappresentazione di me a me stessa. Ero anch’io una matriarca senza potere, come le donne a cui davo voce nel mio libro. Ero anch’io ribelle e sottomessa, disubbidiente e docile, pronta a cambiare e tenacemente aggrappata agli usi antichi. Anch’io sfidavo la legge del padre e anch’io mi piegavo al suo volere.”
La realtà nel Sud
Nel suo lavoro Disoccupata con onore. Lavoro e condizione della donna – dove anche l’immagine di copertina è fortemente evocativa – ha analizzato con grande attenzione la realtà femminile nel Sud Italia. Secondo lei, quali sono state le tappe fondamentali o gli eventi, anche provenienti da fuori confine, che hanno contribuito all’alfabetizzazione e all’emancipazione delle donne italiane dal dopoguerra a oggi?
Alfabetizzazione ed emancipazione fortemente legate
È vero che alfabetizzazione ed emancipazione sono strettamente legate: il percorso verso l’istruzione, con la caduta progressiva del divieto che impediva alle donne l’accesso alle scuole di ogni ordine e grado, si intreccia con il percorso verso nuove forme di presenza sociale e libertà personale. Le maestre dell’inizio del Novecento sono le prime donne a uscire di casa per fare un lavoro intellettuale (gli altri lavori li hanno sempre fatti). Anche se, come sempre, ci sono eccezioni legate alla classe sociale di appartenenza.
Le grandi conquiste civili
Comunque le grandi conquiste civili avvengono dopo la seconda guerra mondiale: la conquista della cittadinanza con il diritto di voto attivo e passivo, la riforma del diritto di famiglia, la legge che ha consentito l’accesso ai pubblici impieghi e così via. Conquiste che ci hanno cambiato la vita e che si devono alla presenza attiva e mobilitante delle associazioni femminili dell’epoca. Poi, negli anni ’70, il femminismo ha accelerato un processo di presa di coscienza collettiva.
La conquista del sapere
Molte delle sue protagoniste si confrontano con la cultura, il potere e la parola scritta. Quanto conta, secondo lei, la narrazione femminile nel raccontare la conquista del sapere da parte delle donne?
Un conto è ‘essere raccontati’, altro conto è ‘raccontarsi’. Chi racconta non è solo padrone delle parole ma di uno ‘sguardo, cioè di una ‘visione’ del mondo che risponde al suo modo di guardare. L’atto di ‘guardare’ (e di raccontare ciò che vedi) non è mai neutro. In qualche maniera rispecchia la posizione del narratore nello spazio sociale e il suo punto di vista ne è condizionato, consapevolmente o inconsapevolmente. Dunque è importante che le donne si raccontino, cercando di guardarsi e di riflettersi in uno specchio più fedele alla loro realtà.
La donna nello spazio secondo la visione di Maria Rosa Cutrufelli
Oggi possiamo dire che una donna italiana è arrivata nello spazio – penso a Samantha Cristoforetti. È simbolicamente corretto vedere in questo viaggio una traiettoria che parte dalle campagne del dopoguerra, dove le donne erano prevalentemente analfabete, fino a conquistare uno dei vertici del sapere scientifico e tecnologico?
Certo, le conquiste ci sono state, e tante. Ma è necessario (anzi direi di vitale importanza) ricordarsi che un diritto acquisito non è mai acquisito per sempre. Dobbiamo capire che la società cambia e non sempre in meglio, che le nuove sfide contengono insidie che a volte non siamo attrezzate a comprendere appieno e che, per affrontarle, abbiamo ancora e sempre bisogno del pensiero e dell’alleanza con le altre donne.
Le donne superano l’uomo?
Osservando i cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni, si ha spesso l’impressione che la donna, nella sua evoluzione sociale e culturale – testimoniata anche dal fatto che in molte facoltà oggi le laureate superano i laureati – abbia lasciato indietro l’uomo, o che l’uomo non si sia evoluto allo stesso ritmo. Questo squilibrio sta generando tensioni e disarmonie evidenti. Secondo lei, come si può evitare che questo fenomeno degeneri in una frattura sociale profonda?
È una domanda molto complessa. Personalmente, non credo che abbiamo ‘lasciato indietro’ l’uomo, credo piuttosto che millenni di patriarcato abbiano abituato gli uomini a essere e a voler sempre essere ‘il primo sesso’. In privilegi, forza sociale e politica, attitudine personale. E questo spesso significa prevaricazione e violenza. C’è ancora un lungo lavoro da fare per poter superare questo retaggio arcaico e tuttavia presente, terribilmente presente, nelle nostre società.
Il cuore affamato delle ragazze di Maria Rosa Cutrufelli
L’ultimo lavoro di Maria Rosa Cutrufelli, “Il cuore affamato delle ragazze”, ci immerge con grande forza narrativa nel contesto storico delle lotte operaie d’oltreoceano del primo Novecento. La rivolta – a tratti vera e propria guerriglia – delle operaie del tessile nell’America di quegli anni rappresenta una pietra miliare non solo per il miglioramento delle condizioni lavorative, ma per l’intero cammino di emancipazione delle donne. Attraverso figure realmente esistite come il “leggendario Samuel Gompers” e, soprattutto, Miss Dreier, che sostennero apertamente le giovani scioperanti, si infranse in parte anche la rigida barriera di classe. Oggi, secondo lei, serve ancora il sostegno di ‘quelli che contano’ per migliorare la condizione femminile?
Le differenze sociali
Sesso, classe, razza: sono queste le tre differenze fondamentali che attraversano le società. Anche se in realtà il sesso è la differenza delle differenze, perché attraversa sia le differenze di classe che di razza. Sono nodi complessi. Intersezionali, come si usa dire oggi. E dunque, per scioglierli, bisogna lavorare (e operare) proprio sui punti d’intersezione. In alcuni momenti storici questo è avvenuto e il risultato si è visto: le difficoltà si sono appianate (anche se transitoriamente) e la vita per un attimo è diventata più bella per tutti. Nel “cuore affamato delle ragazze” io racconto uno di questi momenti.
Una risposta
Una bella intervista!
Concetti complessi espressi con linguaggio chiaro.
Del resto Maria Rosa Cutrufelli attraverso i suoi romanzi, i saggi, le interviste, i percorsi formativi di scrittura… è stata ed è una presenza costante e attiva, tra le donne e per le donne, che lascia il segno.