Si avvicina l’eterno tormentone, il famoso quanto famigerato e pur seguito Festival di Sanremo. Una kermesse con annessa sfilata di cantanti che sempre meno ci ricordano i nostri amati cantautori di un tempo. Mentre sui social imperversano notizie sull’uso scandaloso dell’auto-tune (utile a chi non sa cantare), la monotonia dei testi ritmati tutti alla stessa maniera (troppi, a quanto pare, scritte dalle stesse mani) non possiamo che “ammalarci” di malinconia.
Non vogliamo fare i nostalgici, ricordando il tempo della nostra giovinezza, apprezziamo Mengoni, Diodato e… pochi altri; è solo che eravamo abituati a poeti capaci di emozionare raccontando storie vissute sulla pelle, incise nel cuore. Storie che sarebbero rimaste impresse, come festività segnate in rosso, nel calendario della nostra vita. Canzoni che continuiamo ad intonare all’insorgere del ricordo di un’esperienza del tempo in cui ci affacciavamo alla vita.
Francesco De Gregori e l’aneddoto sulla vita Di Cesare Pavese
Per chi ha amato ed è cresciuto ascoltando De Gregori, Guccini, Battiato… quelli odierni, non sono “i migliori anni della nostra vita.”
Oggi, sfogliando libri, ascoltando canzoni, facendo zapping tra Instagram e TikTok, ci ritroviamo sotto gli occhi un testo di De Gregori.
Chi di voi non ricorda la canzone Alice?
Alice guarda i gatti e i gatti muoiono nel sole…
Leggendo le parole, casualmente, scopriamo che, pur dedicato a una donna misteriosa, il testo custodisce in sé un aneddoto cruciale della vita di Cesare Pavese.
Ed è bello scoprire che un cantautore non mette lì una frase a caso, un poeta: attinge e crea.
Cesare Pavese
Chi ha letto la biografia di Cesare Pavese conoscerà l’aneddoto che gli costò una lunga malattia.
Era il 1925 e Cesare, allora sedicenne, frequentava la seconda liceo quando si innamorò della cantante-ballerina di varietà chiamata Milly (al secolo Carolina Mignone). Riuscito ad ottenere un appuntamento, Cesare, speranzoso, si presentò puntuale all’ora concordata – le sei del pomeriggio – all’uscita del teatro dove la ragazza si esibiva. Cesare con ostinazione attese a lungo, nonostante la pioggia e il fatto che lui fosse senza ombrello. Milly non ebbe la bontà di presentarsi; e Cesare, zuppo fino alle ossa, per tornare a casa, prese il tram di mezzanotte.
Amori infelici
Pavese, colpito da una pleurite, dall’indomani rimase a letto per tre mesi, rischiando di perdere l’anno scolastico.
Un evento che segnò non poco il sensibile Cesare e, considerando quanto poca fortuna ebbe anche in seguito con altri amori, si può meglio comprendere la sua sofferenza esistenziale: una forte depressione, che gli fu fatale.
Si suicidò dopo l’ennesimo abbandono, lei era l’attrice americana Constance Dowling.
La strofa della canzone Alice che racchiude l’amore infelice di Cesare Pavese
La strofa della quale abbiamo detto, è inequivocabile, De Gregori riassume l’aneddoto così:
E Cesare perduto nella pioggia
Sta aspettando da sei ore
il suo amore ballerina
E rimane lì a bagnarsi ancora un po’
E il tram di mezzanotte se ne va
Ma tutto questo Alice non lo sa.
Le belle canzoni come la bella letteratura lasciano eredità intramontabili.
Una risposta
Sono d’accordo con l’autrice di questo articolo; un cantautore può e dovrebbe sempre essere un poeta e come tutti i poeti lasciare nel testo qualcosa di più di semplici parole canticchiabili. Un’idea universale o come in questo caso una biografia che racconti un pezzo di storia personale di un letterato