Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Giuseppe Tarantino: quando l’hobby diventa mestiere

In questo numero, L'Inchiesta Sicilia inizia un percorso dedicato ai nuovi artisti. La nostra autrice dedicherà il primo spazio di questo nuovo percorso a Giuseppe Tarantino, artista poliedrico. Presentatore del Sanremo Rock (presso il Teatro Ariston dalla 30ª edizione alla 34ª), speaker radiofonico, barman, poeta, scrittore, drammaturgo e regista delle sue stesse opere teatrali, attore…

di Patrizia Romano

Adelaide Pellitteri

Appassionata di scrittura e lettura, Adelaide Pellitteri registra al suo attivo, la pubblicazione di due libri, la collaborazione come recensore per il Blog VCUC e la piattaforma letteraria Writer Officina (La libreria degli scrittori ribelli). Frequenta con vivo e vivace interesse il Forum Costruttori di Mondi dove professionisti (quali Editori, scrittori, illustratori, correttori di bozze, editor e quant’altro) con un quotidiano scambio di informazioni e consigli contribuiscono alla sua crescita personale come autrice.

Quando l’hobby si trasforma in mestiere

La sua passione per la narrativa ha fatto sì che, passo dopo passo, l’hobby si trasformasse per Adelaide in mestiere. Vivendo questa esperienza a tutto tondo ha avuto modo di imbattersi in “personaggi”, miei corregionali e non, che hanno vissuto la sua stessa evoluzione.
Per questo motivo, ha deciso di dedicare spazio proprio a coloro che, come Lei, hanno trasformato il proprio talento in mestiere, sono passati cioè dalla “passione all’azione”.

L’attitudine a una qualsiasi forma d’arte, quando è profondamente sentita, ha sempre un potere deflagrante e – sia che arrivi in sordina o ci folgori in un solo istante (magari dopo la lettura di un libro, la visione di un film, la visita di un museo…) – riesce a conquistare titoli anche fuori dal percorso segnato dalle Accademie. Ciò avviene perché ogni artista è un guerriero senza paura.

È sempre la passione la forza propulsiva che fa da carburante alla ricerca continua, a volte anche spasmodica, di apprendere, comprendere, assorbire per sé e restituire agli altri.

Primo numero dedicato a Giuseppe Tarantino

In questo primo numero, la nostra autrice dedicherà il primo spazio di questo nuovo percorso a Giuseppe Tarantino, artista poliedrico. Presentatore del Sanremo Rock (presso il Teatro Ariston dalla 30ª edizione alla 34ª), speaker radiofonico, barman, poeta, scrittore, drammaturgo e regista delle sue stesse opere teatrali, attore…

L’Inchiesta Sicilia – Tu sei un artista dai mille volti. Sai dirmi tra i tanti “mestieri” a quale sei maggiormente legato?

Giuseppe Tarantino – Ciao Adelaide, innanzitutto grazie per l’opportunità datami. Ecco vedi, per me occuparmi di arte non lo considero un mestiere. Respiro, necessità, bisogno, urgenza, protezione, rifugio, difesa ma anche scintilla, attacco, assalto, e quindi vita, o semplicemente: vivere a pieni polmoni.
Seguendo questo breve preambolo, credo sia chiaro, che per me, l’unico mestiere che svolgo e a cui sono molto legato, è il barman. Amo questo lavoro, (anche se ormai svolgo tale attività solo in maniera sporadica o stagionale) perché è come una lente di ingrandimento sulla società contemporanea.
Il bancone, funziona come un confessionale, e il barman è una specie di prete; non so per quale arcano motivo accade, ma gli avventori arrivano, poggiano il gomito sul banco, e mentre consumano iniziano a raccontarti le loro vite.
Beh, capirai bene che per chi si occupa di arte ed è sempre con le antenne drizzate per poter captare l’intuizione, è una linfa vitale da cui poter attingere e, a cui non credo mi sottrarrò, mai.

L’Inchiesta Sicilia – Quando hai deciso (o compreso) che della tua passione volevi farne un mestiere? Quale è stato l’elemento determinante a farti capire che non si trattava più di hobby?

L’urlo interiore dentro di noi

Giuseppe Tarantino – In realtà non riesco a collegare né a collocare, tale decisione su di un asse temporale. Non vi è stato un momento in cui ho deciso.
Piuttosto, inconsciamente, ho sempre dato ascolto a quell’urlo interiore che ognuno di noi ha, ma che sceglie di seguirne l’eco, oppure ignorarlo.

Ho sempre dato ascolto a quel “languore-esistenziale” (definito così da Arthur Rimbaud), cercando di sfamarlo e soddisfarlo ad ogni costo, poiché i dolori dell’anima sono ferite che non si rimarginano col tempo, ma serve redenzione, passione, amore e quindi sacrificio, “odio” e dolore.

Scegliere

Infine, non userei proprio per tali motivi, il termine: scegliere.

Non ho scelto! Ho sempre irrigato e curato quel seme che germogliava dentro il mio “io” senza abbandonarlo mai, continuando ad irrorarlo e curarlo fino a vederne i primi germogli, poi il tronco e i rami, poi le foglie, e via via… la mistica corsa verso il cielo, alla ricerca della luce, per poter sbucare da quel buio nero del bosco, popolato da gigantesche ombre soffocanti.

L’Inchiesta Sicilia – Dopo esserti incamminato per questa via, hai potuto contare sull’aiuto di qualcuno come maestro?

Giuseppe Tarantino- Sicuramente gli esempi di vita, in ogni sua sfaccettatura, sono fondamentali per la crescita artistica e spirituale. Seguire le orme, trovare le tracce, apprendere, credo siano dei ricettori biologici di cui ogni essere vivente è fornito, per la sua sopravvivenza, ma soprattutto per la sua esigenza vitale di adattamento alla mutazione.

I miei maestri

Ho avuto diversi maestri lungo il mio percorso, è chiaro che al primo posto metto la mia famiglia. Dei buoni genitori (e per buoni non intendo il falso buonismo da radical chic. La vecchia e sacra “boffa” pedagogica, non ha mai ucciso o turbato psicologicamente nessuno), sono la base per affacciarsi al mondo e alla vita stessa. I primi libri, i primi dischi, i primi film e tante passioni che ancora oggi coltivo, mi sono state passate da mio padre e mia madre, erano i loro poeti, le loro canzoni, i loro attori, registi, ecc…

Maestri ne ho avuti tanti, ma ripeto: un semplice passante che ha la vita negli occhi, anche quello per me è un maestro.
Rilke diceva:
“Io imparo a vedere. Non so perché tutto penetra in me più profondo e non rimane là dove, prima, sempre aveva fine e svaniva. Ho un luogo interno che non conoscevo. Ora tutto va a finire là. Non so che cosa vi accada.”
Ecco credo fermamente in queste parole del sommo Rainer Maria Rilke.
Detto ciò, non posso fare a meno di nominarti due uomini, due Maestri, a cui artisticamente sono molto legato: Claudio Collovà e Franco Scaldati.

Sul filo del rasoio

L’Inchiesta Sicilia – Nel campo dell’arte tutto cammina sempre sul filo del rasoio. Si è sottoposti al giudizio del pubblico mentre, per natura, gli artisti sono degli anarchici, incapaci di stare dentro definizioni precise e perimetri ben definiti. È stato difficile acquisire credibilità?

La credibilità

Giuseppe Tarantino – La credibilità…uhm che bella domanda!
I nostri tempi sono davvero strani ed io dentro ogni concetto potrei perdermi ed analizzarlo per decenni.
Ai poeti si poneva sul capo la corona di alloro mentre erano in vita, ma prima, era diversa la concezione di arte e gloria.
Oggi osanniamo gli intrattenitori; queste effimere creature serve dello show business, e ignoriamo gli artisti. Perché accade questo?

Oggi ignoriamo gli artisti

Semplice, gli Artisti vanno controcorrente (non perché fa tendenza, ma perché sono dei visionari); gli artisti, sono scomodi, a volte indecifrabili, incompatibili, scontrosi, spesso cupi e solitari. Questo eterno ricercare una verità, nel turbinio della loro esistenza, li rende strani, diversi, e quindi degli emarginati; almeno fino al giorno della loro dipartita, poiché, dal giorno seguente, vengono consacrati e premiati, spesso dagli stessi che li additavano… potere della morte! (Stupida Società Moderna) Tornando alla credibilità, sento di dirti che ho un pensiero affilato come un rasoio, odio i compromessi e le mie idee non sono né acquistabili né barattabili. Questa lama così tagliente è chiaro che nel mio percorso ha creato tanti rifiuti e antipatie, finendo a volte, per tagliare me stesso, ma allo stesso tempo se riesco a riempire i teatri per gli spettacoli e i concerti rock, sento di poter dire che … forse … sangue, sudore, verità e credo, creano credibilità!

‘A ballata ru viecchiu marinaiu

L’Inchiesta Sicilia – Hai scritto il libro ‘A ballata ru viecchiu marinaiu pubblicato da Edity, con le illustrazioni di Agata La Rosa; un testo liberamente tratto dalla Ballata del vecchio marinaio di Samuel Taylor Coleridge. Ci spieghi la tua scelta di tradurre in vernacolo questo testo? Inoltre, perché hai preferito scriverlo in dialetto palermitano, piuttosto che nel più generico (e forse meglio fruibile) siciliano comune?

Uno strano cortocircuito

Giuseppe Tarantino – Quando ho deciso di tradurre: ‘A Ballata Ru’ Viècchiu Marinàiu, di S.T.Coleridge,  considerato la punta di diamante del romanticismo inglese, nella mia mente è avvenuto uno strano “cortocircuito”.
Da un lato il mio desiderio profondo: voler sentire che musica avrebbero prodotto quelle quartine, se fossero state suonate con la mia lingua madre, ovvero, il palermitano arcaico; dall’altro, la voglia di poter contaminare tutti gli strati sociali di arte e bellezza.
Non tutti hanno la fortuna di studiare, di acquistare libri, di pagare i biglietti nei teatri, ecc… e a causa di tutto questo, la cultura, l’istruzione, l’arte tutta, saranno sempre e soltanto il privilegio di pochi eletti e fortunati; una diabolica concezione da scardinare e distruggere, se vogliamo un futuro migliore.

Come smontare l’austerità pomposa

Traducendo la ballata, in lingua palermitana, aggiungendo le oniriche illustrazioni di Agata La Rosa, e dando al volume stesso, il classico formato rettangolare, usato per i libri per bambini… et voilà… ecco smontata l’austerità pomposa, di un classico che finché resta tale, non arriverà mai nelle periferie degradate, nei bassifondi, nelle galere, ecc… un capolavoro destinato a restare recluso, tra le barricate delle accademie, e le librerie di tutti coloro che si arrogano, credendo di averne il diritto esclusivo, la possibilità di accedere: alla conoscenza, al sapere, all’arte e alla cultura… che peccato! (Ho ricevuto tante mail di genitori e nonni, che mi scrivono ringraziandomi, poiché leggono la ballata ai loro bimbi come se fosse una favoletta, e “ ‘i picciriddi” amano, questo viaggio intrapreso dal Capitano tra i mari della vita)

Le parole di Sanguineti

Edoardo Sanguineti, diceva che la traduzione in sé non è soltanto un atto di riscrittura, ma è, essenzialmente, una pratica di nuova scrittura.
Infine, ho scelto il palermitano poiché, questa lingua, contiene in maniera intrinseca il sangue, la carne, lo spirito, la verità e la “violenza” di cui aveva bisogno l’opera stessa; per poter narrare questo viaggio, tra le tempeste, alla ricerca della redenzione. Il siciliano, …ahimè… calpestato e distrutto, lo lasciamo alle sterili, becere, e asettiche fiction di mafia, propinate in tv dallo show business… per la serie: Cu’ è fissa Cairnalivali…o cu’ ci và ‘i r’appriessu!?

Il pensiero che ricorda Shakespeare

L’Inchiesta Sicilia – Il tuo pensiero mi ricorda Shakespeare, lui fu il primo ad avvicinare il teatro (la cultura, l’arte…) al popolo (e spero che il riferimento ti porti fortuna). Quali sono i tuoi progetti futuri?

Progetti futuri

Giuseppe Tarantino – Ho appena messo in scena un nuovo spettacolo teatrale, il suo titolo è: Mater; in scena vi sono due bravissime attrici palermitane, e sto parlando di Ilenia Di Simone e Ilenia Modica.
Il debutto è stato il 31 marzo, quindi per adesso siamo nel pieno della “gestazione” tra le varie tappe che stanno arrivando e chiaramente le faticose prove.
Sono stato contattato da alcuni docenti della città che si sono interessati alla mia scrittura, all’uso e allo studio del dialetto, al nostro teatro, cioè quello della mia compagnia (Gilda Sconzajuocu), e con loro faremo tutto questo nei licei.

Nuove aspirazioni difficili da realizzare

L’Inchiesta Sicilia – C’è qualcosa a cui aspiri, ma che sai già sarà difficile raggiungere? Non parlo di vana gloria, ma di qualcosa di più personale, legato alla tua natura di artista, qualcosa che vorresti scrivere, realizzare…

Stare dietro la camera da presa

Giuseppe Tarantino – Sì, certo ho lavorato più volte come sceneggiatore per il cinema e qualche volta sono anche stato in scena, ma vorrei tanto stare dietro la camera da presa, per poterlo dirigere un film… chissà!
Può essere che il mio cognome porta bene! (Adoro Quentin T.)

Quale consiglio?

L’Inchiesta Sicilia – Cosa consiglieresti a chi è mosso da talento e passione (a parte il solito “non arrenderti mai”)?

Ascoltare il “bruciore alla bocca dello stomaco”

Giuseppe Tarantino –  Consiglio di ascoltare il “bruciore alla bocca dello stomaco”, di guardare in faccia i mostri che custodiamo negli abissi dell’io, di parlare con gli spiriti, e di non aver nessun timore. In arte l’errore è solo per chi copia o non ha nulla da dire. I termini: giusto/sbagliato, bello/brutto, li lasciamo ai critici, ai dotti, ai tecnici; noi dobbiamo parlare di: vita/morte, amore/odio, essenza e sostanza.

Progetti in cantiere?

L’Inchiesta Sicilia – Hai progetti in cantiere?

Giuseppe Tarantino – Sto lavorando ad un nuovo libro, di cui non posso svelarti nulla (anzi, dai, posso dirti che sarà una favola, no una fiaba, facciamo un romanzo? Vabbè … non ti dico nulla); e anche ad un nuovo disco glam ‘n roll, (a breve esce il primo singolo, lo sentirai presto in radio). Non potrei stare senza quell’altra ciurma di fratelli roccarolla, ovvero il mio gruppo, i: Deh Delirium Tremens.

L’Inchiesta Sicilia – Per salutare i nostri lettori vorrei rispondessi a una domanda che NON ti ho fatto?

Il lavoro rende artisticamente liberi

Giuseppe Tarantino – Il lavoro mi rende artisticamente libero.

Continuo a lavorare perché così facendo posso produrre liberamente la mia arte senza alcun tipo di compromesso o costrizione. Oggi, la logica dei bandi e dei progetti, sta uccidendo l’arte e gli artisti, costretti ad esaudire gli argomenti proposti da un manipolo di impostori, e soprattutto dentro una tempistica prestabilita. Come se produrre un’opera d’arte fosse la stessa cosa di sedersi al cesso per liberarsi lo stomaco.

Ciao Adelaide e Grazie a Te e tutta la redazione per questa bella occasione di libera espressione e libera stampa.

Non mi resta che augurarVi….

Buon Viaggio!

L’Inchiesta Sicilia – Grazie a te, Giuseppe, è stata una piacevole conversazione.

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2 Responses

  1. Intriganti sia le domande che le risposte. L’intervista ha un taglio fresco, leggero e sincero. Giuseppe Tarantino personaggio poliedrico, davvero interessante. Il risultato è stato armonioso, direi quasi un giro di valzer.

  2. Bella Intervista! Interessante ricerca dell’intervistatrice che scopre con garbo ed eleganza un nuovo talento artistico gravido di idee e nuove forme di interpretazione del classico ,che si avvicina alle platee del Popolo in un linguaggio immediato e approcciabile .Dono per tutti !

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