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Farmacovigilanza e ricerca per tutelare la nostra salute

La tendenza a cercare sul web la cura a un malanno è molto comune ma i rischi di affidarsi a cure fai da te sono tanti: secondo il Censis sono addirittura il 34% gli italiani che cercano informazioni sulla rete e sui social. Con rischi elevati per la salute. Per questo esiste la farmacovigilanza e i professionisti qualificati che se ne occupano, come Fabiola Polizzi, giovane biologa siciliana, all'interno di un progetto di ricerca promosso da FIL e Credit Agricole Italia. L'iniziativa consentirà alla giovane risorsa di lavorare a due importanti protocolli clinici no profit sviluppati da FIL: uno sul linfoma diffuso a grandi cellule B in pazienti anziani, l'altro sul linfoma follicolare ad elevato carico tumorale.

di Redazione

È la siciliana, Fabiola Polizzi, la biologa selezionata dalla Fondazione Italiana Linfomi per occuparsi di farmacovigilanza nell’ambito di uno dei progetti di ricerca promossi insieme con Crédit Agricole. Cosa è la farmacovigilanza? Il web e i programmi tematici in tv danno a molti l’illusoria percezione di essere esperti conoscitori di malesseri, malattie, medicine e controindicazioni delle stesse, sottovalutando, spesso, quelli che possono essere gli effetti collaterali dei farmaci o degli stessi vaccini, inclusi quelli di cui tanto si parla ultimamente. La farmacovigilanza, scienza di grande importanza, è proprio deputata alla valutazione di eventuali rischi, conseguenze o effetti collaterali nell’utilizzo di farmaci e a prevenirne i rischi per la salute.
La Fondazione Italiana Linfomi Onlus (FIL), attiva dal 2010 nel settore della ricerca scientifica sui linfomi, ha promosso una borsa di studio finanziata da Crédit Agricole Italia della durata di 12 mesi e del valore di 25.000€ per lo svolgimento di attività di farmacovigilanza nell’ambito delle sperimentazioni cliniche promosse.

La dottoressa Fabiola Polizzi

Una delle attività fondamentali svolte nell’ambito della ricerca scientifica è la farmacovigilanza, che si prefigge di valutare in modo continuativo le informazioni che derivano dall’utilizzo di farmaci, ponendosi come obiettivo prioritario la salute e la sicurezza dei pazienti.

Sinergia tra FIL e Crédit Agricole

La Fondazione, grazie al contributo di Crédit Agricole Italia, potrà contare su una nuova risorsa da impiegare in questo ambito, selezionata attraverso apposito bando, aperto all’inizio dell’anno e chiuso con 19 domande. La candidata selezionata è Fabiola Polizzi, biologa siciliana, con un’esperienza di research assistant presso l’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnologye di Trieste.

“La nuova risorsa ha già iniziato a collaborare con noi, presso la sede di Alessandria – ha dichiarato il Presidente FIL, Andrés J.M. Ferreri -. Siamo molto contenti di questa nuova partnership e orgogliosi dell’attestato di fiducia che Crédit Agricole Italia ha dimostrato. Speriamo sia l’inizio di un percorso da scrivere insieme, a favore dei medici che dedicano la loro vita alla ricerca e dei pazienti che ne traggono benefici ogni giorno”.

Crédit Agricole Italia è lieta di aver dato il proprio sostegno alla borsa di studio promossa dalla Fondazione Italiana Linfomi – dichiarano dal Gruppo Bancario. Fedele alla missione “Agire ogni giorno nell’interesse dei clienti e della società”, il Gruppo opera per non far mancare il proprio sostegno ai territori e alle comunità, con un’attenzione particolare alle tematiche sociali e di sostenibilità ambientale ed economica.”

Il lavoro svolto dalla nuova risorsa riguarderà due importanti protocolli clinici no profit promossi da FIL: lo studio Previd che tratta il linfoma diffuso a grandi cellule B in pazienti anziani, e lo studio FOLL19 sul linfoma follicolare ad elevato carico tumorale.

Gli italiani, le cure e il web

Secondo dati diffusi dal Censis, per il 12,7% degli italiani la scienza produce più danni che benefici. Per il 5,9% (circa 3 milioni di persone) il Covid semplicemente non esiste. Per il 10,9% il vaccino è inutile e inefficace. Per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. Inoltre, oltre il 20% degli italiani ammette di far ricorso, almeno una volta al mese, al web per cercare consigli medici e suggerimenti su terapie. Tutto ciò, avvertono al Censis, è pericoloso soprattutto perchè l’utente medio non è in grado di discernere tra nozioni approssimative, notizie vere o false in un campo veramnte complesso e difficile come la medicina

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