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La musica e i “Brividi” di LaFèz

I talent Show? Un'ottima vetrina che può regalare tante opportunità, se utilizzata a dovere. Intervistiamo la giovane cantante siciliana LaFèz che ha interpretato una personalissima versione di "Brividi".

di Clara Di Palermo

Sono “Brividi” veri quelli suscitati dalla bellissima voce di LaFèz, giovane cantante siciliana, che ha interpretato la canzone che ha consentito a Mahmood e Blanco di vincere l’edizione conclusasi da poco del Festival di Sanremo.
LaFèz, giovane cantautrice castelvetranese, si divide tra musica – esordisce nel mercato discografico a 18 anni col disco “The Nearness of you” a fianco di alcuni dei nomi più importati della scena jazz nazionale ha collaborato con Fabrizio Bosso, Giovanni Mazzarino, Riccardo Fioravanti e Stefano Bagnoli – e sport (partecipa al Campionato di Serie B di pallavolo).

Con il video di LaFèz, diretto da Ciccio Leo e girato da Vincenzo Rizzo, lo studio di registrazione Cantieri51 inaugura le livesession nella nuova live room all’interno del centro CAST, in via dei Cantieri, 51 a Palermo.
Dopo una lunga pausa in cui l’artista si è dedicata principalmente alla carriera sportiva ed universitaria, decide di rimettersi in gioco nell’ambito pop. LaFèz sta infatti lavorando al suo prossimo lavoro discografico sotto la guida del producer Ciccio Leo e del team dello studio Cantieri 51 di Riccardo Piparo.

L’ensemble di “Brividi” è formato da: Ciccio Leo al pianoforte, Rosolino Alaimo e Alessia La Rocca al violino, Chiara Bellavia alla viola e Francesco Pusateri al violoncello. L’arrangiamento degli archi è stato affidato a Giuseppe Vasapolli e il missaggio a Riccardo Piparo.
Noi abbiamo voluto fare alcune domande a LaFèz che è stata subito molto disponibile e ci ha fatto conoscere alcune sfaccettature del suo carattere.

Quando nasce la passione per la musica e quando la decisione di dedicarvisi per farla diventare una professione?
“La mia storia con la musica inizia sin dall’età più tenera: i miei genitori, grandi ascoltatori di musica di ogni genere, mi hanno da sempre fatto ascoltare un po’ di tutto e già dall’età di 3 anni i miei regali preferiti ai compleanni erano strumenti musicali; mi divertivo con la mia piccola pianola a riprodurre tutte le cose che ascoltavo”.

“I miei genitori hanno da subito notato attentamente la mia attitudine alla musica e si sono accorti immediatamente del fatto che stavo sviluppando un orecchio musicale quindi mi hanno supportata sin da subito.
Ho continuato a cantare per tutte le elementari e le medie ed all’età di 14 anni mi sono purtroppo ritrovata con un filo di voce per l’uso smodato e scorretto che ne facevo. Dopo aver fatto numerose visite e controlli da foniatri e otorini che mi davano abbastanza per spacciata, dicendo quasi tutti che avrei dovuto operarmi alle corde vocali per togliere dei piccolissimi noduletti che si erano formati, un amico di mio padre gli suggerì di portarmi da Loredana Spata, una maestra di canto jazz”.

Imparare a usare bene la voce

“Effettivamente il suggerimento fu vincente perché Loredana non solo mi insegnò subito la cosiddetta igiene vocale (cioè quell’insieme di “norme” non scritte sul rispetto della propria voce, che qualsiasi cantante dovrebbe mettere in pratica), ma in più mi ha dato, nei 5 anni di studio del jazz, una consapevolezza del mio strumento che non avevo mai avuto. Mi ha anche insegnato a farmi un mio gusto personale e ad ascoltare, all’interno della tradizione degli standard e non solo, ciò che più volevo”.

LaFèz

“Non la ringrazierò mai a sufficienza probabilmente. Il jazz è sicuramente il mio background, quindi: mi ci sono sempre trovata a mio agio, mi veniva naturale sin da subito, forse perché tra i dischi che ascoltava mia mamma c’era in primis Frank Sinatra & Count Basie, di cui conosco anche i respiri. Negli anni ho partecipato sempre a diversi jazz festival e workshop e suonato con artisti del panorama jazzistico molto forti (come Francesco Cafiso, mio caro amico) e questi contatti mi hanno permesso di crescere tantissimo. In generale, parto sempre dal presupposto che il mio obbiettivo, qualsiasi cosa io faccia, debba essere sempre crescere, migliorarmi e soprattutto divertirmi, facendo ciò che amo”.

“Da qualche anno mi sono avvicinata al mondo del cantautorato e del pop, che conoscevo, ma che non avevo mai approfondito al 101%. Ritengo che per un musicista dopo un po’ arrivi un momento in cui diventa necessario sperimentare, uscire dalla comfort zone e provare a fare altro, non dimenticando mai ciò che si è fatto in precedenza. Sono molto contenta di averlo fatto: in primis, perché ho capito tantissime altre cose della mia voce e del mio suono che mi hanno aiutata a migliorarmi; poi, perché ho conosciuto persone speciali come Ciccio Leo e Riccardo Piparo”.

“E non dirò altro su di loro, perché tutto sarebbe semplicemente riduttivo. Abbiamo preparato un singolo che abbiamo presentato ad Area Sanremo e che ha superato delle fasi, ma non quelle finali. Questo singolo uscirà presto insieme a tutti gli altri progetti che abbiamo in cantiere. Quindi, per rispondere alla domanda, direi che non c’è un momento preciso in cui ho capito di poter vivere di musica, preferisco provare a pensarlo a piccoli passi, ogni giorno, vedendo i feedback delle persone che ascoltano chi sono e ciò che faccio. Non c’è nulla di più gratificante”.

Qual è il suo genere musicale preferito e quale l’artista?

“Mi sono dilungata abbastanza, penso, nella risposta precedente, da cui si capisce, sicuramente, che non ho un genere preferito perché ascolto realmente di tutto. Potrei anche scegliere un artista per ogni genere, ma tra tutti, quelli che mi hanno più stimolata e spinta a concentrarmi sul suono, sulla pronuncia delle parole e sul testo sono sicuramente Mark Murphy e Lucio Dalla”.

Molti giovani artisti tentano la strada del talent show: vi parteciperebbe?

“Penso che siano un’ottima vetrina. Oggi si è continuamente esposti e messi in mostra, molto di più già rispetto anche solo a 5 anni fa. Diciamo che Instagram e i social in genere hanno fornito un mezzo importantissimo a talent, case discografiche e produttori per la ricerca di nuovi talenti. Hanno anche permesso ad artisti indipendenti di emergere senza un supporto particolare. Ho precedentemente avuto contatti con alcuni talent, ma non sono stata presa per motivazioni che non mi sono chiare e che mi sarebbe piaciuto sapere, semplicemente sempre nell’ottica del miglioramento e della crescita personali. Non escludo assolutamente nulla a priori nella mia vita e penso che siano comunque una vetrina che, se sfruttata bene, può essere davvero molto molto utile. Il rischio di non sfruttarla bene e “bruciarsi” troppo presto, però, in questi casi, è sempre dietro l’angolo e bisogna essere davvero forti, preparati e con le idee chiare. Sicuramente non è così semplice come si può pensare magari dall’esterno”.

LaFèz durante una partita di pallavolo

Stiamo vivendo un periodo storico molto particolare con avvenimenti che non ci saremmo mai aspettati in questi anni. Vorrebbe essere un personaggio politico? E se lo fosse, quale la prima cosa da fare?

“In generale non vorrei essere un personaggio politico, soprattutto in questo momento così delicato. Penso che alcuni ambienti ad alti livelli portino chi ne fa parte a “scendere a dei compromessi” ed io sono una persona a cui i compromessi non piacciono completamente. Sono più per i punti d’incontro e non per le “negoziazioni” forzate. Mi piace la diplomazia e sono molto rispettosa degli spazi altrui a patto che rispettino i miei.

Non so cosa farei, se fossi al posto dei ministri e dei politici che gestiscono questa crisi globale; sicuramente, da persona rispettosa e diplomatica, cercherei in ogni modo possibile la pace, provando a dialogare con le parti.

Non c’è un “primo atto” ben preciso, anzi penso che da persona “esterna” sia impossibile anche solo pensare a quale potrebbe essere un primo atto in una situazione del genere per via dell’estrema delicatezza della situazione”.

LaFèz, se dovesse scegliere un personaggio storico per descriversi, quale sceglierebbe?

“Da sportiva quale sono, sceglierei Kobe Bryant. Non sarà sicuramente Napoleone Bonaparte, ma ha scritto comunque un pezzo di storia del basket e dello sport in generale, non solo per i risultati sul campo, ma anche per quelli umani. La sua “Mamba Mentality” ci insegna la resistenza e la resilienza, la consapevolezza dei propri mezzi e dei propri progressi. Ci insegna a non accontentarsi di questi. Non è un personaggio che mi descrive, perché purtroppo ahimè non ho raggiunto mai risultati simili nel mio sport, la pallavolo, ma sicuramente descrive il modo in cui aspiro ad affrontare la mia vita, con la giusta grinta e determinazione”.

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