Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Violenza di genere in Sicilia. Una donna su tre è vittima

Lo Stato contro la violenza. Una donna su tre è vittima. Violenza di genere in Sicilia. Ne parliamo con Edward Richard Junior Bosco Dirigente Partito Democratico Sicilia Componente Dipartimento Diritti e Politiche di Genere - PD Palermo

di Patrizia Romano

Nel mondo, la violenza di genere riguarda una donna su tre. La Sicilia ricalca i dati mondiali La Regione siciliana ha dichiarato più volte, soprattutto in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne di voler contrastare e debellare con tutti i mezzi questo reato in Sicilia. In passato, sono state impegnate ingenti somme per la realizzazione di 13 nuove Case di accoglienza a indirizzo segreto per donne vittime di violenza e dei loro figli minori. In Sicilia, però, si paga lo scotto di troppi ritardi dall’erogazione dei fondi dalla Stato alle Regioni. Le cifre sono esigue se si pensa che bisogna pagare un affitto, pagare le figure professionali. Parte delle risorse sono destinate a un fondo per le vittime, alle spese legali e sanitarie.


Edward Richard Junior Bosco

Insomma, la mappa delle strutture antiviolenza presenti in Sicilia lasciano molto a desiderare.
Ne parliamo con Edward Richard Junior Bosco Dirigente Partito Democratico Sicilia Componente Dipartimento Diritti e Politiche di Genere – PD Palermo


Aumentano le violenze sulle donne, ma il Governo, da quello che dichiarano alcuni centri antiviolenza, non sostiene queste strutture.E’ vero?

Purtroppo ci sono risorse insufficienti e tra quelle esistenti vi sono delle criticità correlate alle lungaggini burocratiche. Inoltre ci sono problematiche riguardanti i fondi strutturali per tutelare e prevenire e problematiche connesse a chi è vittima di violenza. I portatori di interesse hanno denunciato diverse volte le problematiche e i postumi delle procedure finanziario – economiche. L’8 Novembre è divenuto operativo il “reddito libertà” che sarà cumulabile con altri sussidi sociali; anch’essi non sono dei fondi fissi dovranno essere finanziati anno per anno senza la certezza effettiva dell’avvenuto finanziamento per il prossimo anno.  

Sarà a discrezionalità della classe politica agire in merito. Tutto ciò è inaccettabile.


Lacune nelle misure

Potremmo elencare tante criticità, ma voglio soffermarmi al momento sull’erogazione dei fondi: essi hanno la funzione di poter investire in messaggi di cultura  quali la violenza contro la donna e di tutelare chi ne ha bisogno. Negli  ultimi anni è emerso che nonostante l’inasprimento delle pene contro la violenza sulle donne ciò non funziona come deterrente e si assiste a delle recidive da parte dei carnefici. Questo ci dovrebbe fare pensare di più.

In questa sede Vi anticipo che mi piacerebbe coinvolgere la società civile  e la politica per proporre e realizzare un Manifesto per la tutela delle donne vittime di Violenza allo scopo di chiedere che venga istituito un Garante contro la Violenza delle donne!


Radiografia del fenomeno – Identikit della vittima – Identikit del carnefice

Bisogna analizzare l’assetto socio-culturale del fenomeno dove purtroppo le donne sono viste in una posizione sociale subordinata agli uomini. Le vittime e gli aggressori appartengono a tutte le classi sociali, culturali e identitarie.

In chiusura vorrei ricordare che l’Italia ha sottoscritto una Carta dei valori importantissima: la Convenzione di Istanbul che rappresenta un punto di riferimento di civiltà e d’indirizzo a favore delle vittime.

Essa invita gli Stati aderenti ad adottare approcci legislativi incisivi ricordando che la lotta può solo passare attraverso un’intenso lavoro di veicolazione di un messaggio contro la violenza delle donne, attraverso la creazione  di una rete da parte delle istituzioni, terzo settore e società civile.

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