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Zone franche montane in Sicilia: alla Regione tutto ok, al Governo ancora ko

Zone franche montane in Sicilia. La Regione approva tutti passaggi che porterebbero all'applicazione dei provvedimenti previsti per queste aree. Ma la decisione finale spetta al Governo. Difficoltà e ostacoli. Cosa impedisce la concretizzazione dei provvedimenti

di Patrizia Romano

Un diritto sacrosanto di civiltà, che consentirebbe di risiedere e vivere meglio nelle aree interne della Sicilia.
E’ da questi presupposti che nasceva il comitato Zone Franche Montane in Sicilia.
Un’area paesaggisticamente e naturalisticamente bella e suggestiva, con enormi potenzialità di sviluppo.
Un’area ad alta quota, i cui abitanti lottano da anni per vedere riconosciuti i propri diritti, facendo appello alle istituzioni e all’intera classe politica.
I provvedimenti richiesti sosterrebbero le giovani generazioni a ripensare ad un futuro virtuoso all’interno dei propri territori.


I provvedimenti della Regione sono in dirittura di arrivo

E adesso, dopo anni di lotte estenuanti che hanno vista coinvolta l’intera popolazione, sembra che sul piano regionale, proprio in relazione ai provvedimenti richiesti, siamo quasi in dirittura di arrivo.
Il governo regionale, infatti, ha approvato la proposta di perimetrazione avanzata da Mimmo Turano, assessore alle Attività produttive. Perimetrazione che indica i comuni da inseriti coinvolti nei provvedimenti.


Si insiste per i provvedimenti del Governo

Il resto spetta al governo nazionale, che dovrà dare il via libera alla legge di istituzione delle Zone franche montane in Sicilia.
Pertanto, il comitato ha chiesto un incontro con il Premier Mario Draghi per definire gli ultimi passaggi per l’attuazione delle Zone Franche Montane in Sicilia con particolare attenzione al riconoscimento dell’Iva all’importazione.
Inoltre, nei mesi scorsi, il presidente della Regione Nello Musumeci aveva scritto, congiuntamente al presidente dell’Ars, una nota ai presidenti del Senato e della Camera per risollecitarne l’approvazione.

I Comuni siciliani che rientreranno fra le Zone franche montane approvate dal governo regionale sono in tutto 159. Tutti quanti potranno usufruire dei benefici previsti dalla legge.


Requisiti per essere usufruire dei vantaggi

I criteri di selezione dei Comuni hanno tenuto conto delle condizioni svantaggiate in cui gli stessi Comuni si trovano. In primo piano, l’altitudine, densità degli abitanti e relativo tasso di spopolamento.
I benefici previsti dalla legge sono prevalentemente in termini fiscali. Cioè di agevolazioni fiscali e contributi sociali. Infatti, sono destinati alle imprese. Questo dovrebbe consentire di reinventarsi, attraverso iniziative imprenditoriali. E per questo, si conta soprattutto sui giovani. Nello stesso tempo, dovrebbe arginare il grave fenomeno dell’abbandono della propria terra di origine e, quindi, allo spopolamento di interi comuni.

Elenchi dei comuni 

L’elenco dei Comuni è suddiviso in due fasi.


Primo elenco

Un primo elenco comprende 117 Comuni. Tra questi, rientrano i Paesi che hanno un numero di residenti inferiore ai 15mila abitanti. Inoltre, i comuni devono avere un territorio con oltre il 50 per cento della superficie totale. Infine, deve essere posto ad almeno 500 metri sul livello del mare.
Ben 44 sono Comuni sono in provincia di Messina. Altri 37 a Palermo. 15 nel catanese. La provincia di Enna ne conta 8. 5 sono a Siracusa. Mentre 3 ciascuno nel Nisseno e nell’Agrigentino. E due, infine, a Ragusa.

Secondo elenco

Il secondo elenco comprende invece 42 Comuni. Questi sono situati in aree densamente edificate. Anche questi sono posti sempre al di sopra di 500 metri sul livello del mare. Hanno sempre una popolazione residente inferiore ai 15 mila abitanti. In questi comuni, però, lo spopolamento calcolato è quello registrato dall’andamento demografico degli ultimi 50 anni.
Questo secondo elenco annovera10 Comuni in provincia di Palermo. 7 nell’Agrigentino, nel Messinese e nell’Ennese. Poi, 6 a Caltanissetta. Soltanto 3 a Catania. E uno, infine, a Ragusa e a Trapani.


Cosa impedisce di attuare i provvedimenti

Insomma, per le Zone franche montane (Zfm) in Sicilia, con la deliberazione del governo regionale della perimetrazione delle aree è stato fatto un ulteriore passo verso l’approvazione.
C’è, quindi, un elenco ufficiale delle aree destinatarie del provvedimento. Il numero è aumentato rispetto al progetto iniziale. I Comuni sono oltre la metà di quelli dell’Isola.
Ma all’atto pratico “non cambia nulla, ancora”, dicono dall’associazione Zfm.
La Regione è interamente a fianco delle Zone franche montane in Sicilia.
Il supporto all’iniziativa è praticamente totale da ogni gruppo politico. Con in più la rassicurazione del presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, Luciano D’Alfonso, sulla priorità del provvedimento.


Non si riesce a reperire le risorse. L’inghippo sta tutto lì

Allora, dove starebbe il problema. L’ostacolo principale al Governo sembra essere legato al reperimento delle risorse. Nella norma si individua come risorsa per reperire i 300 milioni necessari all’attuazione annua del provvedimento la “riduzione del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica. Una cifra, questa, che non si avvicina neanche lontanamente alla disponibilità paventata dal Governo, che si aggira intorno ai 150 milioni.
L’associazione Zone franche montane ha chiesto di usufruire del cespite tributario dell’Iva all’importazione maturato in Sicilia. La richiesta è stata appoggiata dal governo reginale. Ma il parere finale e definitivo spetta, ancora una volta, al governo nazionale.

Le agevolazioni previste

Come dicevamo, le agevolazioni destinate a queste aree sono di tipo fiscale.
Il primo vantaggio riguarda l’esenzione dalle imposte sui redditi per tre anni. L’altra riguarda l’esenzione, sempre per tre anni, dall’imposta regionale sulle attività produttive. Inoltre, si prevede l’esenzione dal 2020 al 2025 delle imposte municipali per gli immobili di proprietà o utilizzati per attività economiche. Infine, vi è l’esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente per i primi cinque anni di attività.

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