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Il tonno salverà il nostro pianeta?

Nella giornata mondiale del tonno, scopriamo che questo pesce, molto gradito sulle nostre tavole, ha un ruolo importantissimo nella salvaguardia dell'ecosistema. Ce lo conferma in questa intervista, la professoressa Daniela Mainenti.

di Lavinia Castelli

Tonno ed ecosistema o, più incisivamente, mare e salvaguardia del pianeta. Potrebbe sembrare azzardato partire dal tonno per parlare di salvaguardia del pianeta? In realtà non lo è, perché questo bellissimo e buonissimo pesce ha un ruolo  primario sia nella catena alimentare  che nell’economia di parecchi paesi (e qui si aprirebbe il discorso infinito sulla pesca e sull’industria di trasformazione del tonno), che nel mantenimento dell’equilibrio di flora e fauna nei mari e negli oceani.

Nella Giornata Mondiale del Tonno, che si celebra oggi, 2 maggio, non si può sottovalutare, infatti, la sicurezza alimentare e l’apporto economico di questa specie che aiuta a mantenere floride le popolazioni costiere per cui il tonno spesso svolge servizi vitali.
Per approfondire la tematica, abbiamo intervistato la professoressa Daniela Mainenti, docente universitaria di Diritto processuale penale comparato, esperta di temi legati alla tutela dell’ambiente e di contrasto alla pesca illegale.

Daniela Mainenti

– Il tonno è davvero così importante per l’ecosistema?
“Eccome! Il tonno, oltre ad avere un ruolo nella nutrizione dell’uomo riveste anche un ruolo importantissimo nel mantenimento dell’ecosistema. Per svolgere appieno il suo compito, però, ha bisogno che l’uomo contribuisca a mantenere elevati i livelli di salubrità degli stock di questa specie nel mare. Sia l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura che il WWF, a seguito di un attento monitoraggio, hanno elaborato interessanti dati sullo sfruttamento del tonno e sull’impatto che questo ha sul mantenimento dell’ecosistema. Lo State of the World Fisheries and Aquaculture riporta che il 66,6% della pesca mondiale del tonno è considerato entro i limiti biologici e il 33,3% è pescato a livelli biologicamente insostenibili. Tutti questi dati sono però dati insufficienti a stabilire i livelli di sfruttamento e di salubrità di questo pesce, ma fanno desumere, con assoluta certezza, che sarebbe necessario che tutti gli stock di tonno siano ricostituiti entro il 2040 a livelli ottimali di biomassa, definiti come una biomassa riproduttiva di almeno il 40%, e che le catture accidentali  di tonno siano affrontate con la dovuta onestà intellettuale così come pure il problema del tonno morto nelle reti a circuizione”.

– Ci spieghi meglio.
“Questo livello di biomassa riproduttiva cui accennavo, è necessario come cuscinetto contro l’incertezza dell’impatto del cambiamento climatico. Abbiamo bisogno di più, e più grandi, pesci nella biomassa del tonno per intraprendere importanti azioni di mantenimento ecologico, come portare i nutrienti dalle profondità dell’oceano alla superficie, dove sono accessibili al plancton. Il plancton gioca un ruolo chiave nella capacità dell’oceano di assorbire il carbonio dall’atmosfera.
Una cosa mi sento in dovere di evidenziare: in questo momento, il modo in cui stiamo pescando il tonno sta avendo un impatto devastante sugli squali e le razze oceaniche”. 

– Professoressa Mainenti, ho la sensazione che il discorso sui metodi di pesca potrebbe diventare lunghissimo: cosa si può fare?
“Innanzitutto, è essenziale che i fornitori e i rivenditori  si impegnino a rendere verificabili e tracciabili i prodotti a base di tonno e ad eliminare totalmente quello illegale dalla catena dell’approvvigionamento. Già sarebbe una svolta. Basta col tonno venduto nei mercatini o in pescheria senza etichetta , basta col tonno contrabbandato dai pescatori finti ricreativi, che sono invece abusivi, veri e criminali!”

Fonte: guardia costiera. Come si vede le irregolarità maggiori sono sulla tracciabilità

– In tutto ciò, il consumatore potrebbe fare qualcosa? 
“Il consumatore può fare molto, pretendendo un prodotto sano”.

– Un’ultima domanda: la politica come dovrebbe intervenire?
“Il mondo ha bisogno di una pesca rispettosa dell’oceano, in particolare per il tonno, dato che gioca un ruolo così importante nella salute dello stesso e nel benessere umano. Dire che quasi il 90% della cattura del tonno proviene da stock sostenibili è un’inutile semplificazione eccessiva, che culla i politici in un falso senso di sicurezza. Pensano di avere un sacco di tempo per implementare riforme incrementali, quando in realtà abbiamo bisogno di essere su una linea temporale aggressiva per ricostruire la biomassa degli stock riproduttivi al 40%. La salute dei predatori apicali e della megafauna oceanica è estremamente importante per la salute dell’oceano in termini di trasferimento di nutrienti e altri servizi ecologici. Un grave squilibrio negli ecosistemi, come la drastica riduzione dei predatori apicali, danneggerà la pesca del tonno e l’oceano in salute”.
Semplificando, potremmo dire: presto… che è tardi! Il mare ha bisogno di azioni immediate.

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