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L’assistenza domiciliare integrata incompatibile

Durante i mesi dell'emergenza sanitaria, l'assistenza domiciliare integrata, già molto stentata, ha subito un arresto clamoroso. Si è delineata una forte carenza di personale. Questo perché, secondo una scelta del Governo, il personale che fornisce assistenza domiciliare integrata, nel momento in cui stipula il contratto per incarico presso la P.A., la sua attività diventa incompatibile con le funzioni già svolte in precedenza.

di Patrizia Romano

Con l’emergenza sanitaria covid19 sono state migliaia i pazienti ricoverati in Terapia Intensiva e nei centri specifici. Ma altrettanto numerosi sono stati i pazienti in quarantena dentro casa, con un grande bisogno di assistenza. Ci riferiamo, soprattutto, alle fasce più fragili e, quindi, più a rischio. Tra questi, gli anziani, in prima linea e tutti i soggetti affetti da patologie che li hanno resi più vulnerabili al virus.
Insomma, tutti quei soggetti che hanno sempre avuto un gran bisogno di assistenza e ai quali potenzialmente avrebbe potuto essere o è stata rivolta l’assistenza domiciliare. Tutti quei casi, quindi, in cui si rende necessaria l’assistenza domiciliare integrata.
Durante i mesi dell’emergenza sanitaria, l’assistenza domiciliare integrata, già molto stentata, ha subito un arresto clamoroso. Si è delineata una forte carenza di personale. Questo perché, secondo una scelta del Governo, il personale che fornisce assistenza domiciliare integrata, nel momento in cui stipula il contratto per incarico presso la P.A., la sua attività diventa incompatibile con le funzioni già svolte in precedenza.

Se in periodo di emergenza è particolarmente indispensabile la ricerca di personale per la creazione di nuovi posti per la terapia intensiva e/o per ampliamenti di organici nei PP.OO., lo è altrettanto la ricerca di personale da destinare all’Assistenza Domiciliare Territoriale.

I limiti di operatività

Questo significa che il personale non può più svolgere la propria attività nell’ambito dell’assistenza domiciliare, con gravi ripercussioni e tutto a discapito dell’assistenza domiciliare, che rimane sguarnita di personale.
Tra l’altro, l’assistenza domiciliare territoriale è sempre stata garantita da personale professionalmente qualificato (infermieri, medici, fisioterapisti, logopedisti, e operatori socio sanitarie psicologi). Soggetti che, per scelta o per necessità, prima dell’emergenza covid19, si recavano a domicilio dei propri assistiti a prestare loro tutta l’assistenza di cui necessitavano. L’emergenza ha fagocitato tutte le risorse fino a quel momento disponibili. L’incompatibilità imposta dal Governo, ovviamente, ha eliminato qualsiasi possibilità di conciliare le due prestazioni. Prima di firmare il contratto con la P.A., questo personale risultava disoccupato.

Abolire il principio di incompatibilità

I sindacati chiedono l’abolizione delle norme relative all’incompatibilità, lasciando ai professionisti neoassunti, la possibilità di svolgere anche prestazioni per l’assistenza domiciliare territoriale o altri incarichi professionali.

L’importanza dell’assistenza domiciliare integrata

L’assistenza domiciliare riveste una grande importanza sotto il profilo sociale. Il limite di essere svolta in maniera capillare e garantita sempre e comunque penalizza tantissimo le fasce sociali più bisognose.

Cos’è l’Adi?

Come sappiamo, l’assistenza domiciliare integrata è una forma di assistenza rivolta a soddisfare le esigenze prevalentemente degli anziani, dei disabili e dei pazienti affetti da malattie cronico-degenerative in fase stabilizzata, parzialmente, totalmente, temporaneamente o permanentemente non autosufficienti. Tutti soggetti che necessitano di un’assistenza continuativa, che può variare da interventi esclusivamente di tipo sociale (pulizia dell’appartamento, invio di pasti caldi, disbrigo di pratiche amministrative, ecc.) ad interventi socio-sanitari (supporto psicologico, attività riabilitative, assistenza infermieristica, interventi del podologo, ecc.).
L’obiettivo è consentire all’ammalato di rimanere il più a lungo possibile nel conforto di casa propria e diminuendo notevolmente, in questo modo, anche i costi dei ricoveri ospedalieri inessenziali.

Situazione in Sicilia

Emergenza o no, in Sicilia ci sono un milione e 25 mila ultrasessantacinquenni. 41mila di questi, poca cosa, pari al 4,4 per cento, ricevono l’assistenza domiciliare per circa 18 ore l’anno, contro una media nazionale di 26 ore. Questo ci fa comprendere quanto l’assistenza domiciliare in Sicilia abbia sempre stentato il proprio percorso.

Chi può farla?

Oggi l’assistenza domiciliare integrata viene erogata da dipendenti interni delle aziende sanitarie provinciali e da operatori delle associazioni profit o non-profit per conto delle Asp.
La Regione ha tentato più volte di cambiare la situazione.
Per essere accreditate, le cooperative e le associazioni del settore avrebbero dovuto avere particolari requisiti.
Nei primi mesi del 2020, avrebbe dovuto esserci un bando per essere accreditati. Solo chi lo avrebbe superato, avrebbe potuto ottenere un budget annuale. Quindi il paziente avrebbe potuto decidere a quale struttura rivolgersi fra quelle promosse. Una garanzia per i cittadini, che finalmente avrebbero potuto scegliere tra i vari soggetti accreditati.
L’emergenza sanitaria ha fatto precipitare la situazione e non ha dato il tempo di vedere i risultati di questa mini rivoluzione. L’incompatibilità di cui abbiamo parlato sopra, poi, ha dato la spinta definitiva nel baratro. Possiamo dire, il colpo di grazia definitivo.

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