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Il gioco d’azzardo come patologia. Sveliamo i retroscena della mente

Un fenomeno in crescita dai dati allarmanti e dai toni drammatici. Il gioco d’azzardo è diventato oggi un dramma sociale che coinvolge sempre più persone; uomini, donne, giovanissimi, producendo un volume d’affari pari a 107 miliardi di euro. Si può sconfiggere? Ne parliamo con Francesca Picone, psichiatra presso il Cediss e responsabile U.o.s. Sert Montelepre, Asp di Palermo

di Redazione

Il gioco d’azzardo ha generato un circuito che ha raggiunto nel nostro Paese la cifra di 107 miliardi di euro, intrappolando sempre più persone.
Questo dato include lotterie, gratta e vinci, macchinette slot, ippica, scommesse sportive e gioco online. Il settore del gioco online, in particolare, poi, è passato in soli due anni da 21 miliardi e 331 milioni a 32 miliardi di Euro.
Insomma, un fenomeno in crescita dai dati allarmanti e dai toni drammatici, che vale la pena conoscere meglio, approfondire, osservare da vicino. Lo abbiamo fatto con la dottoressa Francesca Picone, psichiatra del Cediss e responsabile U.o.s. Sert Montelepre, Asp di Palermo.
Il suo tono è grave, a tratti drammatici.

Il parere dell’esperto

“Il circuito del gioco d’azzardo – dice la dottoressa – negli ultimi anni ha raggiunto cifre sempre più alte. Basti pensare che nel 2017, in Italia, ha raggiunto la cifra record di 101,8 miliardi di euro. Si tratta della somma relativa a tutte le forme di gioco: lotterie, gratta e vinci, macchinette slot, ippica, scommesse sportive, tra cui ovviamente il calcio, e il gioco online”.

Il gioco d’azzardo in cifre: un fenomeno in crescita

Una spesa imponente, a fronte della quale, ad oggi, non esistono in Italia, come in Sicilia, dati epidemiologici certi in grado di quantificare il fenomeno nella dimensione, nella diffusione, e rispetto ad eventuali trend di evoluzione. “Certo è  – continua la dottoressa – che il fenomeno del gioco d’azzardo è in netta crescita, e che i dati più preoccupanti arrivano dai giovanissimi, tra i quali risulta che il 36,9% ha giocato almeno una volta nel 2017, e che i casi di dipendenza da gioco sono senza dubbio un fenomeno che si pone oggi in termini di vero e proprio allarme sociale”.

L’Assessorato alla Salute raccoglie annualmente i dati relativi alle persone che accedono ai servizi per chiedere aiuto e dal 2012 al 2017 i numeri si sono triplicati, con un’impennata nell’ultimo anno e mezzo!!!

L’attività dei Sert

Sono i Sert delle aziende sanitarie provinciali, delle Asp, ad occuparsi della dipendenza di  gioco, per le evidenti analogie supportate anche da prove scientifiche con altre forme di dipendenza e abuso di sostanze psicoattive, addirittura spesso compresenti nel quadro clinico della dipendenza da gioco; a Palermo, in particolare, esiste dal 2006 un ambulatorio specialistico per la cura del gioco d’azzardo Patologico, il Cediss, che lavora sul territorio cittadino e provinciale, con un’equipe  dedicata.
“Come è noto – sottolinea la responsabile del Cediss – il gioco d’azzardo poggia le sue radici da sempre nella storia e nella cultura di ogni popolo, e anche a causa di una legislazione repressiva, da sempre è stato considerato un vizio, continuando ad esistere in modo più o meno clandestino e sotterraneo, ma in questi ultimi anni  – continua – il boom dell’offerta dei giochi in Italia ha creato le premesse per cui soggetti particolarmente sensibili, o come si dice, vulnerabili a causa di fattori individuali, familiari e socio-ambientali, sviluppano una vera e propria patologia.

Quando il gioco diventa patologico

Ma quando il gioco d’azzardo diventa patologico? La nostra psichiatra non ha mezzi termini. “Il gioco – dice – purtroppo, così, da passatempo innocente, può diventare qualcos’altro di molto pericoloso. Quando il gioco invade ogni sfera dell’esistenza della persona, al punto da condizionare in tutto la vita, diventa una vera e propria dipendenza; si parla di Gioco d’Azzardo Patologico, o più modernamente, di Disturbo da Gioco d’Azzardo, secondo i criteri del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Questo, nella sua nuova edizione del 2013, lo inserisce, a pieno titolo, tra le dipendenze e non più tra i disturbi del controllo degli impulsi.

Il giocatore perde la capacità di controllarsi, di fermarsi e dire basta

Il soggetto non riesce a smettere di giocare e, anche se ci prova, non ce la fa; pur perdendo anche cifre superiori alle proprie possibilità, facendo grossi debiti, non smette di pensare a come procurarsi altro denaro per rifarsi delle perdite; finisce così per isolarsi dal suo contesto familiare e lavorativo, fino a compromettere anche i rapporti affettivi, rovinandosi e perdendo ciò che di più caro ha nella sua vita”.

Chi è il giocatore d’azzardo: identikit del soggetto colpito

L’identikit del giocatore patologico è quello di un uomo, in media di 35-40 anni, generalmente sposato, di livello socio-culturale medio-basso. Ma possono sviluppare una dipendenza da gioco anche persone che economicamente stanno molto bene. La tipologia più frequente è quella di chi ha l’illusione di poter avere più soldi per fare stare meglio la propria famiglia. Ci sono, poi, i disoccupati che credono davvero che vincere sia facile. 
Spesso, il giocatore beve o ha altre dipendenze.
Oggi sempre più spesso, anche le donne cadono nella trappola del gioco d’azzardo; basta entrare in una tabaccheria o in un bar e vedere quanta gente sta incollata al video in attesa dell’ultima estrazione dei numeri della lotteria istantanea o i gratta e vinci grattati lasciati dove capita….!

Si può guarire dal gioco d’azzardo? Terapie e rimedi

Guarire è difficile una volta che si è instaurato il meccanismo, perché, peraltro, si scivola nella depressione. Arrivano le crisi d’ansia e i sensi di colpa e la vergogna è davvero a volte insostenibile… ma il vero problema è il rischio di ricaduta, come per tutte le dipendenze.
Un percorso di terapia richiede un impegno del paziente e anche dei suoi familiari, che sono le vittime. Si trovano, infatti, da soli improvvisamente a scoprire i danni che il giocatore fa, i debiti, il vendersi la casa e altro ancora. Tutto ben nascosto dalle menzogne e dalla falsità.
E allora, meglio parlare di remissione. In questo senso i dati dell’ASP sono confortanti, perché un’alta percentuale (fino al 70% dei soggetti in trattamento) riesce a mantenersi in una condizione di controllo.

Meglio prevenire che curare

Qui soprattutto diventa preziosissimo il lavoro di prevenzione che ogni ASP sviluppa grazie alle linee di indirizzo del DASOE dell’Assessorato alla Sicilia. Il Piano Regionale di Prevenzione, soprattutto per i giovanissimi, è uno strumento importantissimo. I giovani, infatti, nelle scuole, sono più esposti, per la loro particolare fase di crescita, come gli studi di neurobiologia dimostrano, al rischio di rimanere intrappolati e diventare dipendenti.

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