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Quando Nino Giaramidaro fotografò il Belice

Il terremoto del 1968 attraverso le immagini realizzate dal giornalista Nino Giaramidaro...

di Redazione

Il terremoto del 1968 attraverso le immagini realizzate dal giornalista Nino Giaramidaro

 

di  Andrea di Napoli

Nonostante siano trascorsi ben 50 anni dal devastante evento tellurico che nel mese di gennaio del 1968  distrusse i paesi della Valle del Belice, il tempo sembra non essere trascorso, ma, piuttosto, avere bloccato uomini e cose in un atroce “istante perenne”. In una  toccante mostra fotografica allestita all’interno della Libreria del Mare,  lo stimato giornalista Nino Giaramidaro ha esposto i suoi lavori più significativi tra quelli realizzati a titolo personale, sia all’epoca del disastro che in altri momenti successivi, mentre, in qualità di inviato del “L’ORA”, quotidiano palermitano della sera,  si trovava proprio in quei luoghi distrutti dal sisma e abbandonati dalla quasi totalità dei residenti.
Anche tornando molto indietro nel tempo e facendo riferimento alle tecniche di una volta, nelle fotografie storiche gli avvenimenti catastrofici del passato sono stati  rappresentati innumerevoli volte, per documentare con le immagini le calamità naturali che si abbattevano su vaste regioni ed intere popolazioni. Nel caso del sisma verificatosi nei paesi della Valle del Belice si è trattato di una catastrofe naturale che, proprio come i conflitti che scoppiano in ogni angolo della Terra e le inaccettabili limitazioni della libertà, imposte dai regimi totalitari, ha costretto le persone a cercare scampo fuggendo lontano, dopo avere perso tutto quello che avevano. Alla fine tutte e tre le eventualità richiamano i fotoreporter e provocano la medesima dolorosa conseguenza: la creazione di vittime infelici, superstiti senzatetto e profughi disperati. locandina mostra Giaramidaro
Così come esiste un documentario d’informazione ed un cortometraggio d’arte, esistono migliaia di fotografie che documentano gli effetti del cataclisma di 50 anni fa, ma non tutte riescono a coinvolgere e a trasmettere la dimensione umana della sciagura colta solamente dalla partecipazione emotiva dallo stesso fotografo nel momento in cui, oltre agli scopi informativi, realizza anche una propria finalità espressiva.

Dal punto di vista giornalistico, le conseguenze del terremoto sono l’esempio più tipico di inchiesta che suscita una vasta eco e che deve essere necessariamente integrata dal cosiddetto“supporto fotografico”. Proprio per questa ragione, coniugando bene insieme la sensibilità del fotografo e la tenacia del cronista, Giaramidaro ha esposto 40 stampe in bianco e nero di vari formati per rendere un commosso omaggio alle vittime di un evento indimenticabile per chi lo ha vissuto e con lo scopo di consentire a tutti di intravedere un po’ di “Verità” tra la “polvere del Passato”.
Seppure colti dall’obiettivo in un momento tragico della propria esistenza, i soggetti fotografati da Nino Giaramidaro costituiscono una popolazione dignitosa nella disperazione, circondata dai pochi effetti personali messi in salvo, dopo avere perduto non solo la casa e le persone care, ma anche le radici e la propria Storia.
Lo sciame sismico provocò in tutti un senso di impotenza e perfino a Palermo il panico serpeggiò a lungo tra la gente. Entrarono nel linguaggio comune due parole che mettevano paura, anche se spesso usate a sproposito: “terremotati” e “baracche”.
La devastazione edilizia ed un numero imprecisato di vittime (quasi 400) sono solo un aspetto del terremoto belicino, l’altro consiste nel completo sgretolamento del tessuto sociale di coloro che abitavano quei paesi rimasti desolati. Oggi quelle macerie rammentano a tutti le ferite aperte, le promesse non mantenute, il Tempo congelato.
Nel corso dell’evento inaugurale, il noto critico Aurelio Pes, con un breve intervento, ha confermato la valenza artistica della mostra ad un pubblico partecipe e competente.

La mostra “’68 Belice ferito” fotografie di Nino Giaramidaro sui luoghi del terremoto sarà liberamente fruibile presso la Libreria del Mare di Maurizio Albanese, in via Cala 50, a Palermo, fino al prossimo 25 gennaio 2018, negli orari di apertura dell’esercizio commerciale.

 

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