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Una stagione turistica va e l’altra viene

Con il nuovo periodo turistico, quello natalizio, facciamo un’analisi della stagione turistica estiva: l'’estate è stata positiva, ma mancano gli investimenti nel settore...

di Redazione

Con l’approssimarsi del nuovo periodo turistico, quello natalizio, facciamo un’analisi della stagione turistica estiva. Viene fuori che l’estate è stata positiva, ma mancano gli investimenti nel settore, bisogna defiscalizzare le imprese turistiche, nonché il costo del lavoro. Ne parliamo con Nicola Farruggio, presidente di Federalberghi Sicilia

 

di  Ambra Drago

Un bilancio sulla stagione estiva a Palermo in prossimità di un’altra tranche di vacanze che sta per cominciare, quella natalizia. Prima di affrontare la stagione turistica invernale, vediamo come è andata quella estiva. Intanto, sono ancora tanti i turisti che continuano ad affollare il nostro centro storico, uno dei più grandi d’Europa. Ne parliamo con Nicola Farruggio, presidente di Federalberghi Sicilia.
Se dobbiamo analizzare i flussi di fatto sono aumentati.

Come è andata, quindi, la stagione estiva?
Questo è un dato differente da quello che rivelano le imprese turistiche che fanno i conti con gli utili. Sotto questo  aspetto c’è una Sicilia che va a due velocità. Il sistema siciliano  non è competitivo rispetto alle altre destinazioni. Ciò non consente di generare utili, nuovi investimenti e creare nuova occupazione. Non permette, insomma, di generare ricchezza, cosa che altre attività sono riuscite ad avere, come quello dei pubblici servizi, della ristorazioni e di quelli che ultimamente hanno  affiancato il sistema recettivo con attività più ‘smart’ in termini di costi, ma redittizie  in termini di utili. Mi riferisco agli appartamenti a uso turistico e che sul web sono riusciti a vendere.

Ma i turisti hanno cambiato le loro abitudini, di fatto abbiamo avuto tanti francesi, spagnoli anche tedeschi, ma cosa può dirci sulla permanenza?
Se vogliamo parlare di permanenza su Palermo, la permanenza si attesta sui tre giorni. E’ sempre un buon dato per una città d’arte ma deve crescere.
Se noi pensiamo che in Sicilia chiudiamo un bilancio di 16 milioni di presenze, dato in crescita, e che altre destinazioni, grazie all’instabilità del mediterraneo, sono riusciti a generare numeri a doppia cifra, si parla di destinazioni con 20 milioni di presenze. La stessa Malta chiuderà a 13 milioni. Noi camminiamo e gli altri corrono. Noi abbiamo una velocità rallentata dagli ostacoli che hanno le imprese turistiche.
Gli imprenditori del settore turistico da anni lamentano lacune e mancanze.

Sono i problemi che la classe politica conosce. Tutte le criticità le abbiamo espresse ai vari governi e il turismo non è mai stato al centro dell’impegno di qualsiasi governatore. A nulla valgono i finanziamenti a pioggia se poi un’impresa nell’arco di cinque anni  non riesce a generare e rimanere sul mercato. L’ultimo finanziamento è stato quello dei Por per le strutture alberghiere, inoltre, non generano nuovi posti letto (in Sicilia abbiamo un’occupazione del 40% media annua) e abbiamo una stagionalità da marzo fino a ottobre. Per non parlare della difficoltà dei collegamenti diretti. E’ chiaro che è difficile superare il tema della stagionalizzazione. Tutto quello che creiamo fino a ottobre poi viene disperso nei mesi invernali. Il governo regionale disconosce  che se un’impresa non riesce a essere concorrente rispetto alla stessa impresa che si trova a Malta o in Grecia, è chiaro che è difficoltoso competere con i tour operator per niente disposti a inviare i turisti da noi a parità di condizioni. Siamo ancora alla ricerca del progetto Sicilia che non può non passare dalla defiscalizzazione dei tributi locali e del costo del lavoro sul turismo.
Spesso, dall’esterno non è facile comprendere le difficoltà economiche di un intero settore.

Un imprenditore del settore alberghiero quante tasse è chiamato a pagare sull’attività alberghiera?
Si pensi che un albergo paga un Imu con un’aliquota 1,06 come se se fosse una seconda casa e non come una struttura produttiva e quindi un bene strumentale. Questo è assurdo. Ogni Comune che si reputa turistico dovrebbe avere un input dalla Regione preciso, ovvero applico le aliquote più basse  al settore. Il comune turistico dovrebbe applicarlo. Per quanto riguarda la Tari, noi la paghiamo al di là di quanto produciamo, ma la paghiamo con un’aliquota di 7,80 euro per un albergo senza ristorante e 8,89 euro con ristorante. E’ un tributo alto in considerazione del fatto che oggi bisogna rivedere il regolamento Tari che dovrebbe essere applicato in modo equo alle struttura extra alberghiere e  per le strutture come gli appartamenti a uso turistico. Ciò consentirebbe di aumentare i contribuenti, ma si pagherebbe tutti di meno.

La defiscalizzazione allora potrebbe aiutare gli imprenditori a investire in Sicilia
Noi come Federalberghi riceviamo richieste da imprenditori che vorrebbero investire sul territorio. Poi si fanno due conti e vedono che non otterrebbero almeno il 50% di quello che invece frutterebbe altrove e quindi fanno marcia indietro. Bisogna considerare che un investimento per essere utile dovrebbe generare almeno il 7% di utili all’anno. In Sicilia, probabilmente, ci attestiamo allo 1% ed è chiaro che si investe altrove. Bisogna detassare le imprese che investono sul turismo attraverso un Irap che si può abolire, detassando i costi del lavoro e veramente ci potrebbe essere la svolta.

Come vede la crescita esponenziale di strutture quali i Bed  and breakfast o casa vacanze che si offrono sul mercato al pari di qualsiasi struttura alberghiera?
Federalberghi nazionale ha creato una sezione extra dove si sono associate una cinquantina di strutture ricettive che vogliono lavorare nelle regole e soffrono la concorrenza sleale di appartamenti a uso turistico presenti nel web e che tolgono una fetta di mercato. Bisogna lavorare insieme non sottovalutando il tema della sicurezza sul territorio, affinché vi siano strutture che comunicano i dati e che creano economia per la destinazione. Queste attività di falsi alberghi che si vendono sul web non fanno altro che togliere economia. Abbiamo un dato di per sé significativo: lo 89% dell’introito dell’imposta di soggiorno viene versato dalle strutture alberghiere e solo 11% dalle strutture extra.

 

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