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I Live Rust e gli intramontabili anni ‘70 e ‘80

Live Rust, un side project degli ex Acoustical Jam ispirato a un noto album di Neil Young e che sulla scia del rock, del funk e della black music invitanoi a dimenticare il presente...

di Redazione

Qualcuno lo fa per hobby, qualcuno per lavoro, ma come la metti la metti per Francesco Chiazzese, Mauro Cottone, Marco Cillari e Ferdinando Piccoli la musica è la colonna portante della loro vita

 

di  Elèna Vitrano

Loro sono i Live Rust, un side project degli ex Acoustical Jam ispirato a un noto album di Neil Young e che sulla scia del rock, del funk e della black music invitano chiunque li ascolti a dimenticare il presente, a fare qualche passo indietro nel tempo, e lasciarsi travolgere dalle note della musica degli  anni ’70 e ’80. A raccontarci di queste serate a tratti nostalgiche, ma sempre cariche di pura energia, è Francesco Chiazzese, voce della band, che da circa sei anni anima i locali più frequentati di Palermo (e non solo).


Parlaci un po’ di te, Francesco.
Mi chiamo Francesco Chiazzese, quarantaquattro anni, e con alle spalle una formazione artistica piuttosto varia. Ho preso qualche lezione di musica quando ero più giovane, ma per il resto sono un autodidatta, sia per ciò che riguarda la chitarra, sia per il contrabbasso e sia soprattutto per la voce, quindi il canto in generale. Nella vita non faccio unicamente il musicista. Sono infatti impiegato presso un’azienda sanitaria di Palermo.
I componenti dei Live Rust sono tutti orgogliosamente siciliani e under cinquanta; Francesco (voce), Marco (chitarra), Mauro (basso), e Ferdinando (batteria) si conoscono da tantissimi anni e nel tempo si è creato un importante legame che va al di là dello stesso progetto musicale, proprio come dimostrano le parole del nostro Francesco.


Come vi siete conosciuti?
Io e Marco ci siamo conosciuti più di vent’anni fa, intorno al 1996. In quel periodo lavoravo in un negozio di strumenti musicali, nel settore dell’usato. Stessa cosa più o meno con gli altri compagni. Prima non era altro che una semplice conoscenza da negozio, però una volta subentrati nella band qualcosa è cambiato. Non nego che spesso, dati gli impegni, non riusciamo purtroppo a incontrarci al di fuori dei concerti, ma siamo amici e tra di noi si è creato un forte legame.

 

Musicisti a parte, cosa siete nella vita di tutti i giorni?
Io lavoro per l’appunto all’interno di un’azienda sanitaria di Palermo, Marco Cillari è uno chef, Ferdinando Piccoli è forse il membro che vanta una maggiore formazione artistica alle spalle, e come lavoro fa proprio il musicista. Infatti, oltre a suonare con noi e con altre band locali, è anche insegnante di batteria; infine Mauro Cottone è un terapista tuina. Anche lui non è autodidatta, ha studiato al CPM di Milano e quando può dà lezioni di musica.

Qual è il vostro repertorio?
Ci definiamo una band per un pubblico adulto, senza però fraintendere. Il nostro è infatti un repertorio più apprezzato dai meno giovani. Nella nostra scaletta si va dal Blues al Soul all’R&B, alla Black Music, al Rock, al Pop; per cui Marvin Gaye, i Free sulla scia dell’Hard Rock inglese degli anni ’70, per poi proporre ai nostri affezionati ascoltatori qualcosa di Pop anni ’80, tipo Tears for fears o Shade, o ancora Depeche Mode e altri grandi classici del rock che hanno fatto la storia della musica. Ci piace parlare di un repertorio adulto, e per palati fini!


Perché Live Rust?LiveRust
L’idea di questo nome è di Marco Cillari, a seguito della chiusura della band Acoustical Jam, inaugurando così un nuovo progetto musicale, abbandonando la musica acustica e dando spazio a quella elettrica. Del resto proprio in questo contesto è subentrato il nostro batterista, Ferdinando Piccoli. Mentre, in precedenza, quando ancora suonavamo in chiave acustica avevamo Salvo Compagno, che si occupava delle percussioni. Live Rust ci è piaciuto subito, in quanto riflette perfettamente quella fase di cambiamento, la nostra nuova musica, ciò che siamo, e inoltre riprende anche un disco di Neil Young, un musicista canadese, acclamato negli anni ’90 ‘Padrino del Grunge’, un personaggio significativo per l’evoluzione di generi come l’alternative country e l’alternative rock. Live Rust è stato un album live determinante per la sua musica, sia in versione acustica che elettrica. Quindi chi se non lui?

Qual è quella canzone a cui non rinunciate mai durante i vostri live?
Non c’è un solo brano, ma più brani, soprattutto legati al genere Blues Rock, quindi qualcosa dei Rolling Stones (Honky Tonk Women, del 1969), Marvin Gaye (Let’s get it on, del 1973), Depeche Mode (Personal Jesus, del 1990). Abbiamo anche avuto un repertorio con oltre 50 canzoni, ma nel tempo sono state fatte delle scelte, riducendo così il numero dei brani, tutti nel pieno rispetto dei nostri gusti e del nostro modo di intendere la musica.

E a chi non conosce ancora i vostri “gusti”, che diciamo allora?
Perché non venite a trovarci al nostro prossimo concerto, il 3 novembre, presso il Jayson Pub di Palermo?!

E perché dire NO ai Live Rust?

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