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Il Dopo vacanze: né carne, né pesce…forse niente!

Siamo in un momento dell’anno in cui ci sentiamo un po’indefiniti. Se vivessimo all’interno del monitor di un PC, forse, sarebbe utile ciccare il tasto “aggiorna”...

di Redazione

Il dopo vacanze: Siamo in un momento dell’anno in cui ci sentiamo un po’indefiniti. Se vivessimo all’interno del monitor di un PC, forse, sarebbe utile ciccare il tasto “aggiorna”

 

Dott.ssa Marina Li Puma*

Siamo rientrati da poco a lavoro, ogni doccia che ci facciamo va togliendo gradualmente l’estate che ancora abbiamo addosso, costringendoci a presentarci per un periodo più o meno breve, tendenzialmente maculati. L’umore si propone anche lui un po’ sbiadito, e se vivessimo all’interno del monitor di un PC, forse, sarebbe utile ciccare il tasto “aggiorna”…E’ tempo di coprirsi, le foglie iniziano ad ingiallire, e a cadere dagli alberi e noi interdetti dalla “schizofrenia climatica” ci barcameniamo nella scelta dell’identità migliore da indossare nell’anno che abbiamo davanti.
Quanti propositi di cambiamento abbiamo dentro! Cambiamento del nostro aspetto, del nostro modo di fare, delle nostre relazioni; è come se l’apertura del nuovo ciclo ci concedesse l’opportunità di rinascere in maniera diversa, ma c’è un elastico invisibile: il nostro solito modo di essere che ci riporta sempre sul piano del nostro solito vecchio funzionamento…Se l’essere umano avesse la voglia di faticare un po’ di più, forse riuscirebbe ad abbandonare pezzi di sé, quelli che magari, sono veramente diventati inutili, intralciano e non consentono alla mongolfiera di volare alta…..Il problema è che il “lutto” di cui abbiamo più terrore è proprio quello relativo alla nostra identità, ne temiamo i cambiamenti e le evoluzioni: mille volte meglio un “sano” stallo, che ci protegga da nuove responsabilità e nuove eventuali battaglie, facendoci dormire sotto la calda coperta del “sempre uguale”. Tutto ciò, per dire che questo forse non è il periodo delle scelte, è un “meraviglioso” momento di passaggio, è il momento in cui si posteggiano i gommoni, si iniziano a chiudere i tettucci dei fuoristrada, mentre siamo impegnati a fare i consuntivi sulle vacanze appena trascorse, attenti ad avere sempre mirabolanti storie da potere sfoderare, qualora qualcuno ci sfidasse a duello ponendoci la fatidica domanda “….e tu che hai fatto questa estate?”.autunno
Ma ci sfugge una questione più importante che dovrebbe portare ad un’altra cruciale domanda e cioè: “….cosa faremo quest’inverno?”, senza che ce ne accorgiamo tendiamo, troppo spesso, a vivere aggrappati al passato, considerando il futuro una bestia troppo indomita, che ci spaventa, in quanto mette a dura prova le nostre capacità di controllo. Per cui proprio in funzione del controllo, cosa c’è di più rassicurante se non il “ripassare” le esperienze già fatte, le emozioni già vissute, le soddisfazioni già conquistate, per non parlare delle “batoste” già prese, che è la parte del libro della nostra mente che cerchiamo di sfogliare il più velocemente possibile.
L’utilizzo del “vecchio” è imprescindibile per l’approccio al “nuovo”, ma di quest’ultimo non dobbiamo avere paura, dobbiamo mantenere una posizione aperta, partendo dall’atteggiamento posturale, che di solito, quando ci troviamo in situazioni tutte da scoprire, si chiude e si contrae, mandando al mondo un unico messaggio: “ ti prego, non mi turbare più di tanto e lasciami solo nel mio caldo bozzolo esistenziale”. Ma c’è anche chi vende di sé un’immagine più aperta e solare, pienamente disponibile agli eventi e alle loro conseguenze…bèh, non è proprio detto che sia così, magari sono persone che si “buttano” più di altre, ma poi rimangono in superficie, non s’immergono mai veramente e riescono sempre, in un modo o in un altro, a sfuggire alle ansiogene profondità degli avvenimenti.
Paura, controllo, stallo, chiediamoci quanto queste parole non incidano sulle nostre vite, e quanto ad un certo punto non arrivi per tutti il momento di rivisitare il proprio “personalissimo” vocabolario, partendo dalla premessa che se, di tanto in tanto, non ci si “perde”, non ci si può ritrovare mai veramente!

*psicoterapeuta

 

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