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Ficarra e Picone, guest star: Aristofane

Grande successo per Salvatore Ficarra e Valentino Picone che hanno portato in scena, presso il magnifico Teatro Greco di Siracusa, le Rane di Aristofane...

di Redazione

È proprio il caso di dirlo, ancora una volta il duo palermitano, diretto questa volta da Giorgio Barberio Corsetti, ha fatto centro! Come? Portando in scena, presso il magnifico Teatro Greco di Siracusa, le Rane di Aristofane, spettacolo teatrale che ha debuttato il 29 giugno all’interno del 53° ciclo di rappresentazioni classiche, un imperdibile appuntamento per Siracusa e il suo pubblico

 

di  Liliana Serio

Dionisio e Santia, un Dio e un servo. Questi i personaggi interpretati rispettivamente da Salvatore Ficarra e Valentino Picone che, in cerca di Euripide, per salvare la tragedia, hanno lasciato il grande schermo per rendere omaggio al teatro, tempio indiscusso della Recitazione, un’Arte tanto antica spesso maltrattata.

A rendere lo spettacolo ancora più suggestivo hanno certamente contribuito: un cast di attori stellare, le musiche composte dai SeiOttavi, la proiezione di video live e, ancora, la presenza sul palcoscenico di marionette e di una bilancia, l’unica in grado di pesare i versi di due tra i più rinomati drammaturghi greci, Eschilo ed Euripide.

 

Le Rane di Aristofane: trama dell’opera

Dioniso, considerato uno delle più importanti divinità dell’Olimpo e dio del teatro, accompagnandosi con il suo inseparabile servo, Santia, inizia un viaggio verso l’Ade alla ricerca di Euripide. Chiesta ad Eracle la via più breve per raggiungere la meta desiderata, Dionisio si incammina verso l’Acheronte, fiume che la mitologia greca lega all’aldilà, ovvero al mondo degli Inferi.Rane

Giunti a destinazione il dio e il fedele Santia incontrano il celebre Caronte, traghettatore dell’Ade, l’unico in grado di trasportare le anime dei defunti da una all’altra riva del fiume mortale fiume. Durante la traversata Dionisio e Caronte incontrano delle rane che intonano, con il loro gracidare, un canto in suo onore. Infastidito dal coro, però, il dio si prende gioco delle rane finché queste non si zittiscono. Giunto alla soglia dell’Ade, l’incontro con Eaco dà vita ad un fraintendimento: Dioniso viene scambiato per Eracle ed insultato dallo stesso Eaco che lo riteneva colpevole di aver rubato il suo cane, Cerbero.

Risolto l’equivoco, si giunge al ritrovamento di Euripide, coinvolto a sua volta in una diatriba con Eschilo su un importante quesito: chi è il tragediografo migliore? Chi merita l’Olimpo? Inizia una gara, il giudice non può che essere il dio del teatro, Dioniso. I contendenti citano versi delle loro opere, sminuendo il valore dell’avversario. Solo una bilancia può realmente ed equamente pesare i versi dei due autori greci e dare il giusto giudizio. Il verdetto è chiaro, a vincere è Eschilo. Ma le intenzioni di Dioniso erano quelle di riportare in vita Euripide, cosa fare?

La risposta ad una sola domanda decreterà il vincitore: come salvare Atene dal declino in cui versa? La generica affermazione di Euripide incorona come vincitrice la risoluzione pratica di Eschilo, che pertanto viene “premiato” con la vita.

 

Importanza e attualità dell’opera di Aristofane

Non vi sono dubbi sul fatto che la parte più importante di tutta la commedia verta sul poetico scontro di due tragediografi, Eschilo ed Euripide, che con le loro opere hanno contribuito a rendere il teatro ciò che è: immortale. A sottolinearne l’importanza, la risoluzione della disputa, un quesito chiave, che suona ai nostri giorni fin troppo familiare: la salvezza di una città in declino, un mondo (quello politico) messo in ginocchio dall’interesse del singolo a discapito della comunità. Ed è qui che appare la maestria, non solo di Aristofane ma anche dei moderni interpreti, e il successo di questa commedia (o tragedia moderna che dir si voglia) senza tempo, attuale ieri come oggi.

E d’altro canto non ci si poteva aspettare di meno da due artisti, quali Ficarra e Picone, che già sul grande schermo, grazie alle loro pellicole, di denunce ne hanno fatte tante, senza alcun timore di esprimere la propria verità, per quanto scomoda. Due poeti quindi, Eschilo ed Euripide, due interpreti, Salvatore e Valentino, due versioni del mondo, ma un unico grande palcoscenico: la nostra realtà quotidiana.

 

 

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