Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Caos post referendum

Caos post referendum. Era inevitabile che la vittoria trionfale del No, portasse alle dimissioni di Renzi e al varo di un nuovo governo. E in Sicilia?...

di Redazione

 La crisi dei 5Stelle, le lotte all’interno del Pd, le fibrillazioni in Forza Italia

 

di  Salvo Messina

Era inevitabile che il responso referendario con la vittoria trionfale del No, avesse conseguenze politiche a Roma con le dimissioni di Renzi e il varo del nuovo governo Gentiloni (una sorta di “Renzi-bis visto le numerose conferme dei ministri del precedente esecutivo) ma anche in Sicilia.
A Palermo coloro che stavano alla finestra in attesa della risposta proveniente dalle urne e coloro che avevano puntato tutto sulla vittoria del Sì al referendum costituzionale dovranno resettare le proprie strategie politiche anche se la confusione regna sovrana. Nella sua ultima visita a Palermo l’ex premier Renzi, alla fine della campagna referendaria disse: “Se vince il No, tornano quelli del passato”. Oggi un uomo della cosiddetta “prima Repubblica” politicamente ancora in auge, è il leader di Sicilia Futura Totò Cardinale ex democristiano doc, una volta politicamente vicino al pluri-ministro Calogero Mannino, con un passato da segretario regionale del Ccd, poi al Cdr, all’Udeur di Clemente Mastella, la Margherita e ministro delle comunicazioni col governo Amato e con i due governi di D’Alema che, pur non essendo più parlamentare nazionale, alle ultime politiche è riuscito a piazzare a Montecitorio la figlia Daniela. La vittoria del No ha rafforzato il suo gruppo politico che si pone fuori dalle lotte intestine al Pd dove sembrano in discesa le quotazioni di Davide Faraone membro della direzione nazionale del partito ed ex sottosegretario al Ministero dell’Istruzione e dell’Università del governo Renzi. A Palermo gli strascichi del post referendum sembrano che abbiano messo in difficoltà Fabrizio Ferrandelli, candidato a sindaco di Palermo, che aveva costituito il Comitato dei #CoraggioSì a sostegno delle riforme costituzionali proposte da Renzi. Oggi appare orfano di un partito che lo sostenga totalmente e pare che stia valutando l’ipotesi di accettare l’appoggio del commissario regionale di Forza Italia Gianfranco Miccichè, in un eventuale secondo turno, dopo la sconfitta del proprio candidato di riferimento e il sostegno proveniente dall’arcipelago degli ex cuffariani ricollocati all’interno del Pd. A proposito dell’ex presidente della Regione siciliana, a molti non sarà sfuggita la sua “partenza a razzo” a sostegno del Sì per poi virare a 360 gradi sposando le ragioni del No che poi sono risultate vincenti.
Nel Pd continua la sua azione politica Nadia Spallitta vice presidente vicario del Consiglio comunale, sempre più convinta a giocarsi una chance attraverso le primarie per la scelta del candidato a sindaco.
Fibrillazioni si registrano all’interno di Forza Italia dove Micciché, dopo avere accolto a braccia aperte Stefano Parisi con il suo progetto “Energie per l’Italia”, non fa mistero di essere contrario ad un asse privilegiato Forza Italia–Lega, vedendo di buon occhio in Sicilia, un’alleanza fra forze moderate e riformiste dopo l’esperienza del governo Crocetta.
Nel M5s, da Roma a Palermo, la tensione rimane altissima. Infatti, mentre a Roma è stato arrestato Raffaele Marra, capo del personale del Campidoglio e braccio destro del sindaco pentastellato di Roma Virginia Raggi (il reato contestato è quello di corruzione) a Palermo tra esposti e accuse, non accennano a placarsi le lotte interne sulla vicenda delle firme false. Uno scenario di “tutti contro tutti” di hobbesiana memoria dove traspare tutta l’acrimonia interna e l’accusarsi a vicenda; se questa è la “comunità” tanto decantata da Grillo forse questo sistema è entrato in cortocircuito a causa di un coacervo di correnti interne che stanno distruggendo la fiducia che tanta gente disorientata dai partiti tradizionali aveva posto, sperando in un diverso approccio alla politica che non poteva e non può essere questo. Un caos che potrebbe fare saltare le “Comunarie” on line con le quali il Movimento doveva scegliere i candidati e che sono state bloccate una volta scoppiata l’inchiesta. Inoltre, se questo non bastasse, si aggiunge il caso del sito di M5s oscurato con i conseguenti risvolti giudiziari. Sullo sfondo resta la guerra per il controllo del Movimento cinque stelle a Palermo, a pochi mesi dalle Amministrative. Per capire alcune dinamiche del M5s sarà interessante leggere il libro intervista “Misteri buffi storia del primo grillino pentito” del vicepresidente dell’Ars Antonio Venturino, scritto con Concetto Prestifilippo, che rivela le ragioni che lo hanno indotto ad abbandonare il Movimento 5 stelle.
Intanto, a Palazzo delle Aquile, da giorni si sono piazzati tre ispettori della Ragioneria Generale dello Stato Cesare Carassai, Ermanno Piteo e Maria Rita Longo mandati direttamente da Roma con il compito di fare le pulci all’operato dell’amministrazione anche se l’attuale Sindaco Leoluca Orlando ostenta serenità al riguardo.
In vista delle prossime elezioni amministrative palermitane si registra l’asse tra Fratelli d’Italia e Diventerà Bellissima, movimento fondato da Nello Musumeci. “Da Palermo alla Sicilia – dichiarano in una nota congiunta – tra la primavera e il prossimo autunno si giocano due partite fondamentali: Diventerà Bellissima e Fratelli d’Italia vogliono farsi trovare pronte a rappresentare le istanze di rinnovamento da parte dei siciliani, oltre il recinto del vecchio centro destra”.
Infine, non sarà sicuramente della partita uno dei possibili candidati a sindaco di Palermo che risponde al nome di Francesco Cascio (ex parlamentare regionale del Ncd), essendo stato travolto da una vicenda giudiziaria con la conseguente sospensione dall’Ars. Al suo posto è subentrato Giuseppe Di Maggio politicamente vicino al parlamentare nazionale Dore Misuraca (Ncd).

 

 

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