Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Poggioreale e Gioiosa Guardia: a spasso tra le città fantasma siciliane

di Redazione

Poggioreale e Gioiosa Guardia sono due località siciliane un tempo abitate e poi totalmente abbandonate. Oggi sono delle città fantasma che contengono, però, un forte fascino. Vi suggeriamo un suggestivo itinerario tra le loro incantevoli rovine

 

di Eléna Vitrano

Un’era costruisce città. Un’ora le distrugge (cit.). Le chiamano città fantasma e sono località un tempo abitate e poi totalmente abbandonate, a seguito di problematiche economiche, calamità, guerre o migrazioni. Alcune sono, oggi, veri e propri siti archeologici e hanno un valore architettonico di grande rilievo; altre, invece, sono città letteralmente vuote, ‘spoglie’, spesso dall’aspetto spettrale, ma non per questo prive di autentico fascino. Ce ne sono parecchie in tutto il mondo e anche in Sicilia ne esistono alcune. Basti pensare, per esempio, a quelle località abbandonate alla fine degli anni Sessanta, dopo il terremoto della Valle del Belice, tra le quali spiccano le rovine di Poggioreale, a metà strada tra Palermo e Trapani.

Poggioreale
Poggioreale

Nonostante si tratti del risultato di un tragico evento, ci troviamo di fronte a una delle mete più suggestive e ricche di memoria dell’Isola, nonché una delle mete più ambite dagli appassionati di fotografia (e non solo). Il nome della nostra città fantasma siciliana viene dal latino podus regalis (ovvero “Poggio del Re”). Il paese nacque come centro agricolo nel 1642 per opera di Francesco Morso, marchese di Gibellina, a seguito del decreto del Re Filippo IV di Spagna, grazie al quale il marchese stesso ebbe la possibilità di edificare in contrada Bagnitelli, ove sorgeva il suo palazzo di soggiorno. Tuttavia, è più facile associare la storia di questo centro abitato all’indimenticabile 1968, piuttosto che al 1642. Il noto terremoto colpì duramente Poggioreale, nonché paesi come Salemi, Santa Ninfa e Roccamena; nessuno scampo, invece, per Gibellina, Montevago e Salaparuta, interamente rasi al suolo. Poggioreale venne successivamente ricostruita a pochi chilometri di distanza, mentre le sue rovine sono rimaste lì, visibili, testimoni impietose della beffarda violenza della natura, nonché dei limiti dell’uomo (basti osservare quel che resta delle case costruite con materiali scadenti).
Destino crudele a parte, il piccolo borgo continua ad essere una vera calamita per turisti, fotografi e (ebbene si!) registi; proprio presso le sue rovine sono state, infatti, girate alcune scene di Malena, e L’uomo delle stelle di Giuseppe Tornatore, e La piovra di Damiano Damiani.

Città fantasma siciliane: quel che resta di Gioiosa Guardia

 Facendo qualche passo indietro nel tempo e spostando lo sguardo più a est, troviamo un’altra città fantasma siciliana degna di nota: Gioiosa Guardia (in siciliano Jujusa Guardia), lasciata al suo destino a partire dal 1783 e oggi un sito turistico inaspettatamente prezioso, con frammenti murari e resti di opere architettoniche di grande interesse culturale. Ci troviamo in provincia di Messina, sul monte Meliuso, a circa 800 metri sopra il livello del mare. La posizione strategica su questa altura offriva (ed offre tutt’ora) un panorama come pochi: la vista spazia sulla costa tirrenica della Sicilia, da Capo d’Orlando a Capo Milazzo, dalle Madonie all’Etna, inoltrandosi fino alle incantevoli Isole Eolie. Sempre in termini di altezza, la sua postazione ne ha fatto in passato una buona ‘torre vedetta’: proprio da qui deriva il nome Guardia. Il nostro borgo fantasma è stato fondato sotto il regno di Federico III d’Aragona (1366), più precisamente da Vinciguerra d’Aragona, ed era caratterizzato da numerose torri e fortezze, costruite per difendere la cittadina da eventuali invasioni o attacchi di pirati. Tuttavia, venne in seguito abbandonato per spostarsi verso i piedi del monte, nell’odierna Gioiosa Marea, a seguito di un disastroso terremoto nel 1783. Come se non bastasse, ad aggravare la situazione ci pensò una drammatica invasione di cavallette che seminò carestia e aridità, provocando un’emigrazione di massa. Nel 1801 gli ultimi abitanti dell’antico sito, le suore di Sant’Anna (del cui convento omonimo si può ormai ammirare ben poco), abbandonarono definitivamente il luogo palesemente inospitale.

Cosa resta di Gioiosa Guardia?
Vive in un evidente stato d’abbandono, ma nessuno ci vieta di passeggiare tra le sue suggestive rovine, che occupano un altopiano stretto e lungo (orientato nord/sud), ammirare ciò che è rimasto del suo castello o dei ruderi della chiesa madre e osservare la scia dei suoi orizzonti.

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