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Letterature migranti: Palermo trait d’union tra le culture

di Redazione

Parte mercoledì 7 ottobre Il Festival delle letterature migranti – ‘Palermo arabo normanna’ che, sino a domenica 11 ottobre, vedrà la città di Palermo protagonista del primo festival delle letterature migranti in Italia.

 

di Luca Licata

“L’esperienza di Palermo, l’esperienza millenaria e quella quotidiana ci dicono che migrazione è ricchezza, contaminazione positiva, apertura mentale, umanità, calore, solidarietà. Questo festival è la conferma che le parole migrano a prescindere dalle leggi”. Queste le parole del sindaco Leoluca Orlando, alla presentazione del festival, evento di grande rilievo socio-culturale che, alla sua prima edizione, vedrà la città di Palermo protagonista di una manifestazione dedicata alle letterature migranti.

Il programma            

Il programma prevede un calendario ricco di appuntamenti, che si snoderà in due filoni: ‘Le parole’, dove diversi ospiti, tra autori, narratori, critici, testimoni, italiani e stranieri, racconteranno, attraverso il linguaggio della letteratura, i fenomeni delle grandi migrazioni dei popoli e dei linguaggi, analizzandone cause e conseguenze. Non mancheranno “Suoni e immagini”, nei quali concerti, spettacoli teatrali e rassegne cinematografiche animeranno da mattina a sera il centro storico della città. “C’è un grande entusiasmo – ha dichiarato Davide Camarrone, direttore artistico del festival – abbiamo illustrato il progetto ai diversi responsabili e tutti, dai partner agli sponsor, hanno risposto positivamente e con grande entusiasmo”.

Cinque giorni, dunque, al centro dei quali non sarà tanto la letteratura, ma le letterature. “Negli ultimi anni – riprende Camarrone – noi abbiamo notato come le collane di alcune tra le principali case editrici, abbiano subito una mutazione genetica. Ciò vuol dire che questo processo di interazione tra culture differenti è già in corso. Non è più possibile, infatti, immaginare di parlare così, come un tempo, di letteratura italiana, di letteratura americana o francese”.   Ed ecco che si delinea un festival il cui obiettivo primario sta nel voler riuscire a camminare di pari passo con i mutamenti culturali in corso. “Abbiamo cominciato  a parlare e a pensare in lingue differenti – prosegue il direttore artistico – e adesso questo fenomeno, grazie alle migrazioni fisiche, è diventato più intenso. Quel che sta accadendo è in realtà il modo in cui le comunità si danno un’identità”.

A fare da cornice all’evento, dodici luoghi della città che interesseranno principalmente il centro storico. Diversi i centri culturali coinvolti nell’iniziativa come la Fondazione Teatro Massimo, il Teatro Biondo, Unipa, Ersu, il Museo Internazionale delle Marionette ‘A. Pasqualino’, la Fondazione Ignazio Buttitta e la Federico II. Tra gli ospiti attesi Meir Shalev, autore israeliano, che aprirà i dibattiti presso l’Archivio storico comunale.

Infine, sul significato e l’importanza di questo evento ha concluso Camarrone:  “Senza la conoscenza dell’ALTRO noi continueremo ad avere la paura dell’ALTRO. Ritengo questo festival necessario, perché è la letteratura il rimedio più forte contro la paura e la paura è il fondamento della violenza”.

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