Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Giustizia è fatta … ma nel sistema giudiziario siciliano, solo quando ci sarà tempo!

di Redazione

Carenza organica. Insufficienze strutturali. Mutamenti sociali. Aumento dei procedimenti in corso. Sono numerose le cause  che ostacolano il corso della giustizia italiana. Pertanto, il sistema giudiziario siciliano è al collasso.

di Patrizia Romano 

Milioni di procedimenti in corso e tempi lunghissimi per definirli. Ma anche carenza organica, insufficienza strutturale e mutamenti sociali.

La giustizia italiana è veramente alle strette e la situazione è ormai insostenibile.  Sul piano nazionale, sembra che questo marasma giudiziario  riguardi l’intera Penisola. Ma se ci introduciamo in una comparazione dei dati che emergono dai vari Tribunali, ci si rende conto del forte divario che caratterizza Nord e Sud.

Perché questi ritardi nel sistema giudiziario siciliano

Le ragioni sono tantissime. In primo luogo, l’aumento delle cause civili; le cosiddette sopravvenienze. Anche se nel ’95, con l’introduzione del giudice di pace e con l’attuazione  del nuovo codice di Procedura Civile, si registra una lieve riduzione dei tempi, sempre in quello stesso periodo, aumenta vertiginosamente il numero delle cause civili. Da allora, giorno dopo giorno, si forma il grande arretrato.

A questi motivi, si aggiungono i cambiamenti sociali dell’ultimo quarantennio. Negli anni Settanta, si affermano i diritti dei lavoratori. Di conseguenza aumentano le controversie individuali legate al lavoro. La società si trasforma da contadina a industriale e attorno alla nuova classe emergente nascono maggiori conflitti giudiziari. Cambia pure il tenore di vita, mutano i costumi sociali. Tutti elementi che provocano l’aumento dei procedimenti civili.

 

Carenze organiche e strutturali nel sistema giudiziario siciliano

Ciò è positivo, ma evidenzia la carenza e l’inefficienza dei luoghi deputati ad applicarla. Pensiamo. Per esempio, alla mancanza di uffici per i magistrati. Non sempre questi dispongono di un luogo fisico dove lavorare tranquillamente.

I magistrati si trovano spesso a fare richiesta pure di personale che li coadiuvi. Ma la figura di un pieno collaboratore non è prevista da nessuna parte. Le piante organiche dei magistrati, inoltre,  nei singoli uffici giudiziari, sia giudiziari sia requirenti, presentano rilevanti scoperture che ostacolano l’originario svolgimento dell’attività giudiziaria, costringendo a continue applicazioni  o supplenze di magistrati da altri uffici del distretto per la composizione dei collegi giudicanti o per esercitare le funzioni di P.M. nei dibattimenti penali.

E’ un organico insufficiente e inadeguato rispetto alla mole di lavoro, che aumenta ogni giorno in maniera esponenziale.

La carenza organica emerge pure nel settore amministrativo, che soffre di una scopertura pari al 5,31 per cento.

L’altro limite è fornito dall’eccessiva frammentazione degli uffici giudiziari, che è stata ridotta dalla eliminazione delle Preture solo parzialmente.

Per raggiungere un buono standard organizzativo pare che ogni Tribunale debba disporre di una ventina di giudici.

Molti Tribunali di alcune grandi aree metropolitane del Nord dispongono di un numero eccessivo di magistrati, mentre tutti quelli del Sud dispongono, si e no, di una decina di unità.

Anche sul piano regionale, sembra che questa situazione disperata riguardi l’intera Isola. Ma anche in questo caso, se ci introduciamo in una comparazione dei dati provenienti dai vari distretti, ci rendiamo conto delle divergenze tra un distretto e l’altro e, soprattutto, della maggiore criticità in cui versano i distretti che inglobano le grandi aree metropolitane, come Palermo, in cui il numero dei processi cresce di anno in anno.

Il Tribunale di Palermo registra una situazione che non è facile superare. Il motivo di base è sempre lo stesso: la scopertura dei posti in organico. Le cause di questo vuoto endemico sono tante. In primo luogo, i continui trasferimenti di magistrati, al quale si aggiunge il massiccio pensionamento anticipato.

La durata dei processi rimane, comunque, il problema più grave. Tra gli effetti negativi del ritardo nella definizione dei processi, inoltre, continua a registrarsi la cosiddetta sommarizzazione del processo. Le parti continuano a privilegiare l’uso delle misure cautelari al fine di conseguire quei risultati che le lungaggini del processo stentano a garantire.

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