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Ignazio Moncada. Espansione del colore. Una visione “mediterranea”

di Redazione

La mostra è stata inaugurata lo scorso sabato alle Fabbriche Chiaramontane (FAM) di Agrigento e sarà visibile al pubblico fino al 20 luglio

La Redazione

 

Si tratta del primo importante omaggio alla figura di uno dei maggiori artisti italiani del secondo dopoguerra. L’esposizione è curata dallo storico dell’arte Francesco Tedeschi, che per le FAM ha ripercorso i circa sessant’anni di attività con cui il maestro di origine siciliana ha attraversato la recente storia dell’arte.

Continuatore e interprete originale di un’astrazione che si fonda sulle qualità proprie del colore, nell’indagine del rapporto tra colore e luce e tra colore e spazio, Moncada è stato ideatore e sperimentatore di tecniche pittoriche che si sono andate allargando a interventi pubblici come quelle per i grandi teloni che proteggono le facciate di palazzi pubblici in restauro, proposti con la definizione di “Pont-Art” negli anni Ottanta e Novanta. Ma anche all’uso della ceramica, in senso scultoreo e decorativo, come nel grande intervento per la “passeggiata degli artisti” di Albisola.

Sono quasi cinquanta le opere selezionate per questa mostra.

Al centro del percorso alle FAM di Agrigento una idea di “espansione cromatica”, nel doppio senso di una tendenza a fare della pittura la matrice dello spazio, anche con il ricorso a grandi formati, e di una estensione oltre i limiti della pittura.

Filo conduttore è la progressiva definizione di uno “spazio-luce” di matrice mediterranea, che nasce e matura al confronto con una tradizione pittorica e critica novecentesca, ma che non disdegna il dialogo con le tracce di altre epoche e di una dimensione fisica e ideale, legata al territorio di costituzione e di appartenenza del suo linguaggio. “Il Mediterraneo – spiega Tedeschi – è mare chiuso e nello stesso tempo aperto, luogo che mette in relazione, crocevia di culture, centro ideale di uno sguardo che si allarga a Oriente e Occidente. Facendo leva sul rapporto che Moncada ha intrattenuto con una visione aperta di Mediterraneo, producendo opere in cui il colore trasmette l’insieme delle sensazioni che la luce e le radici culturali più allargate e diffuse possono contenere, la mostra non vuole essere una presentazione antologica di tutte le fasi della produzione artistica di Moncada, ma una selezione di opere che in modo specifico mostrano aspetti di tale dimensione “espansiva”.

Tra i momenti evidenziati nella mostra sono la fase giovanile svolta in Sicilia, ma con attenzione alle ricerche più attuali negli anni Cinquanta; la conquista della libera invenzione di geometrie dinamiche, nel confronto con il contesto europeo dei primi anni Sessanta; ma anche quella delle “archeologie astratte” realizzate fra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, che si fondano sul radicamento nella terra d’origine, sentita come culla della civiltà, attraverso la volontà di rintracciare motivi celati; nonché quello delle “Danze”, sviluppato fra gli anni Ottanta e Novanta, dove Moncada esprime una grande intensità cromatica, all’interno di palinsesti di forte qualità dinamica, che prelude alla felice ultima stagione, quasi di matrice matissiana, dei primi anni Duemila.

Alla mostra – organizzata dall’Associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, con il patrocinio del Comune di Agrigento e della Fondazione Sicilia – è dedicato il catalogo (Silvana Editoriale) a cura di Francesco Tedeschi, docente di Storia dell’Arte Contemporanea (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), critico e studioso dell’arte italiana del secondo Novecento, con un saggio introduttivo, approfondimenti sulle varie fasi del lavoro dell’artista e apparati documentari.

Le opere esposte ad Agrigento provengono dall’Archivio Ignazio Moncada, recentemente costituitosi a Milano sotto la direzione dell’architetto Ruggero Moncada, figlio dell’artista, che si è impegnato nella conservazione e nella promozione dell’opera paterna, avviandone una catalogazione sistematica. Riunisce opere realizzate durante un lungo percorso artistico svoltosi principalmente nelle città di Palermo, Parigi, Bruxelles, Roma, Milano. Oltre a una gran parte dei dipinti maggiori rimasti all’artista, raccoglie innumerevoli lavori su carta, collages, fotomontaggi con interventi pittorici, bozzetti preparatori e manufatti in ceramica, oltre ad un dipinto di 450 mq, che ha costituito, nel 1982, il primo, in assoluto, intervento pittorico su plastiche da ponteggio – effettuato su un edificio prospiciente piazza del Duomo a Milano – allora definito da Pierre Restany “Pont Art”.

Gli spazi delle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento sono aperti da martedì a domenica, dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 21.00. Chiusi i lunedì.

 

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