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Il lavoro che non c’è

di Redazione

Secondo l’analisi previsionale sull’economia siciliana realizzata da Di.S.Te Consulting per Fondazione Curella, Il tasso di disoccupazione registrato mostra uno slancio senza pari nel decennio

 Di Nino Randisi

Rimane la disoccupazione il problema principale oggi dell’economia isolana. In sintesi, il lavoro che non c’è. I dati sulla nuova emorragia di posti di lavoro sono contenuti e ben evidenziati nel 40esimo Report Sicilia, l’analisi previsionale sull’economia siciliana relativa al secondo semestre 2013 e alle previsioni 2014, realizzato da Di.S.Te Consulting per Fondazione Curella.

Il tasso di disoccupazione registrato mostra uno slancio senza pari nel decennio. Nel 2013, ad esempio, il numero delle persone in cerca di lavoro sul territorio siciliano è stato di oltre 350.000 unità, 110.000 in più di due anni prima e circa 130.000 in più del 2007.

< Si registra dunque,- si legge testualmente- un tasso di disoccupazione del 20,9%, superiore di 2,3 punti al dato del 2012 e di ben otto punti al tasso di sei anni prima (13,0%). La crisi ha avuto effetti pesantissimi sulla disoccupazione giovanile, che ormai dovrebbe aver superato abbondantemente il 50% delle ragazze e ragazzi che nella regione cercano lavoro>.

Quest’anno, come detto, sarà ancora peggio. In base alle stime formulate dal DISTE, nell’anno in corso l’occupazione continuerà a ridursi sia in Sicilia (-2,0% rispetto al 2013) che in Italia (-0,2%). La Sicilia perderà in pratica altri 25/30 mila posti di lavoro e l’Italia ne cancellerà circa cinquantamila. In pari tempo, il tasso di disoccupazione salirà a livelli record dappertutto. In Sicilia è atteso schizzare in prossimità del 22,0%; nell’insieme nazionale è stimato intorno al 12,5%, il doppio del 2007.

E’ dunque la mancanza di lavoro il problema principale.  E’ sicuramente questo uno dei momenti più critici della storia recente della Sicilia. Le recentissime stime elaborate poi dalla fondazione Res prefigurano nella media annua un ulteriore peggioramento della situazione, con un tasso di disoccupazione che raggiungerà il 23,1% nel 2014.  Questo è il dato più significativo emerso dal primo rapporto di quest’anno di CongiunturaRes. E il dato non viene certo mitigato dal fatto che si registra una progressiva ripresa del Pil regionale dello 0,6%, dopo la flessione del 2,1% del 2013. Le previsioni del Rapporto, si legge testualmente <sembrano quindi delineare con sempre maggiore consistenza un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti. Il cambio di passo dell’economia siciliana avverrebbe tuttavia su basi diverse rispetto al passato: la dinamica della domanda aggregata rimarrebbe lenta sul versante dei consumi privati, mentre dovrebbe prendere avvio una più rapida ripresa degli investimenti produttivi. La crescita del Prodotto interno lordo regiona le verrebbe alimentata dagli investimenti (+1,1%), soprattutto in macchinari e attrezzature (+1,8%), a fronte di consumi privati e pubblici stagnanti (0,1%).Le esportazioni, che nel corso del 2013 hanno registrato qualche rallentamento, nel 2014 dovrebbero tornare di segno positivo>.

“La congiuntura economica regionale rimane stagnante – spiega Adamo Asmundo, responsabile delle analisi economiche della Fondazione RES – ma sembra ormai orientata al superamento della fase più critica, predisponendo sia una ripresa della domanda interna sostenuta dagli investimenti produttivi e,in misura minore, dalle esportazioni, che continuano a rappresentare un ottimo canale di mercato per alcuni comparti produttivi”.

Ma le notizie positive si fermano qui. Per il resto la situazione economica della Sicilia <è ancora caratterizzata dalla riduzione delle imprese attive, da un potere d’acquisto delle famiglie che rimane ai minimi e dalla stagnazione dei consumi. La disoccupazione continuerà ad aumentare fino a un massimo del 23,1% quest’anno, tornando a calare nel biennio successivo verso quota 20%, dato superiore di oltre 8-10 punti rispetto alle previsioni nazionali, un livello che colloca la Sicilia agli ultimi posti della graduatoria nazionale, dopo Campania e Calabria>.

Il Rapporto, in  particolare, dedica un importante approfondimento sui temi relativi alle caratteristiche del mercato del lavoro, dell’occupazione e dei redditi in Sicilia, rilevando forti disparità distributive e differenziali di produttività rispetto al resto d’Italia.

Le politiche del lavoro e le misure di welfare fin qui introdotte non sono ancora riuscite a raggiungere pienamente i propri obiettivi. “Ai fini della crescita la vera sfida – conclude Asmundo – è dunque quella di trasformare le misure sociali di contrasto alla povertà da strumenti riparativo-assistenziali di carattere prevalentemente monetari in un mix di prestazioni in denaro e servizi in grado di promuovere reali percorsi di integrazione sociale e attivazione economica e ricostruire il capitale sociale distrutto o fortemente ridotto dalla deprivazione socio-economica”.

Urgono pertanto interventi urgenti e strutturali, prima che la Sicilia affondi definitivamente.

 

 

 

 

 

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