Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Quando il gioco si fa duro

di Patrizia Romano

Il gioco d’azzardo è una grave dipendenza patologica, che coinvolge prevalentemente i soggetti psicologicamente deboli, maturando in contesti socio-ambientali molto fragili. Non a caso, la Sicilia è tra le regioni in cui si registra tra le presenze più massicce di giocatori patologici

di Patrizia Romano 

Nel 1866, Dostorvskij definisce, nella sua nota opera letteraria ‘Il giocatore’ (pretesto autobiografico), la drammatica rappresentazione della passione per il gioco come una delle possibili dimensioni infernali in cui si configura l’esistenza umana. A distanza di due secoli, il contesto ambientale in cui si muove il protagonista dell’autore russo, è lo stesso contesto socio-psicologico in cui si svolge la quotidianità del giocatore attuale. Quotidianità che si estrinseca nella raffigurazione di un mondo interiore sempre esposto agli attesi colpi di un avverso destino.

Il gioco d’azzardo è sempre stato e rimane, comunque, una grave e debilitante dipendenza patologica, che coinvolge prevalentemente i soggetti psicologicamente deboli, maturando in contesti socio-ambientali molto fragili. Non a caso, la Sicilia è tra le regioni in cui si registra una delle presenze più massicce di giocatori patologici.

Il gioco in cifre

In Italia si stimano oltre 800 mila giocatori che hanno raggiunto la soglia patologica e oltre 1.700.000 considerati problematici, cioè, che stanno, lì per lì, per diventare patologici anche loro.

Sempre in Italia, il gioco rappresenta la terza industria, con un fatturato annuo di 80 miliardi di euro. Dieci miliardi, circa, vengono incassati direttamente dalla criminalità organizzata, mentre 8, più o meno, vanno allo Stato che, non solo non ha alcun interesse a debellare il fenomeno, ma, anzi, ai limiti del lecito, lo incrementa. Già da una decina di anni, l’Italia si colloca al terzo posto fra i paesi in cui si gioca di più. Il mercato italiano rappresenta, infatti, il 12 per cento di quello mondiale. Mentre sul piano degli investimenti pro-capite, l’Italia detiene il primato mondiale. Ogni singolo individuo, infatti, spende, in media, oltre 500 euro.

La Sicilia occupa un posto di grande rilievo nella raccolta dal gioco d’azzardo, producendo circa 445 milioni di euro nell’arco dell’anno. Secondo dati forniti dal ministero dell’Economia, il fatturato prodotto da questa redditizia attività, nell’ultimo biennio è aumentato del 25 per cento, circa, raggiungendo cifre stratosferiche.

In Sicilia, le famiglie investono in gioco d’azzardo il 7 per cento del proprio reddito.

Una delle cause di questo aumento progressivo può essere attribuito al raddoppio del fatturato del ‘Gratta e vinci’ e all’incremento delle ‘slot machine’, che pullulano in tutti gli angoli della città.

Il gioco, quando colpisce la massa, coinvolge prevalentemente le fasce economicamente più disagiate. Secondo i dati Eurispes, nel gioco investe di più chi ha un reddito basso: indigenti, ceto medio basso e disoccupati, rispettivamente nel 47, 56 e 66 per cento.

Il gioco patologico è, comunque, in drastico aumento tra tutte le fasce sociali.

Aspetto psicologico

Il meccanismo psicologico che scatta nella mente compulsa del giocatore parte da un retaggio dell’infanzia in cui l’individuo viene coinvolto dal fascino  esercitato dal gioco, secondo il quale si possono risolvere i problemi della vita con la magia del  gioco e della vincita miracolosa. In molti soggetti, rappresenta, infatti, la volontà di rimanere nel mondo magico e fantasioso dell’universo infantile in cui si vive senza sforzi. Ci sono, comunque, tante altre componenti psicologiche che interferiscono nella psicologia dell’individuo. Solitudine, disagio, complessi di inferiorità sono soltanto alcune delle cause più frequenti. Per individuare quella scatenante, bisogna, comunque, indagare nel contesto psico-sociale in cui matura il vizio.

Aspetto sociale

Purtroppo, quella del gioco assume spesso i connotati di una vera e propria epidemia. Ci sono, infatti, tutti gli estremi per parlare di patologia sociale. Il problema della dipendenza dal gioco d’azzardo in Italia sta diventando una vera e propria piaga sempre più difficile da sanare.

La tipologia del giocatore patologico è estremamente variegata sotto il profilo sociale e culturale. E’ un fenomeno endemico che colpisce indiscriminatamente soggetti di tutte le fasce di età, sesso, estrazione culturale, appartenenza etnica, eccetera. Ciò rende impraticabile la terapia di gruppo. Ogni caso, infatti, rappresenta una storia a sé.

Se vogliamo, comunque, focalizzare l’attenzione sugli aspetti sociali che alimentano il fenomeno, possiamo partire da fattori socio-ambientali come la povertà sempre più diffusa, il basso livello di scolarizzazione, soprattutto al sud, l’appartenenza a minoranze etniche che portano con sé un retroterra culturale assai disagiato e che conducono una vita piena di problemi e, infine, ma non per questo meno importante, la libera accessibilità del gioco d’azzardo sull’intero territorio.

Aspetto medico

Il gioco d’azzardo patologico, definito anche azzardopatia o ludopatia, è una distorsione del comportamento che rientra  nella categoria dei disturbi provocati dalla perdita del controllo dei propri impulsi. Dal punto di vista medico, gli viene attribuita  una forte attinenza con la tossicodipendenza. Proprio come il tossicodipendente, infatti, il giocatore patologico mostra una dipendenza dal gioco che cresce di continuo. Pertanto, aumenta il tempo dedicato al gioco, il numero delle giocate e i soldi impiegati.

Il gioco che effettua dipendenza agli estremi è di tipo compulsivo ed è una vera e propria malattia cronica in continuo progresso e, per giunta  invalidante. L’individuo, infatti, tende a disinteressarsi dagli impegni quotidiani, al punto da non essere più in grado di affrontarli, tale è la sua concentrazione sul gioco. Insomma, per le sue caratteristiche è da considerarsi una patologia vera e propria. Una malattia che fa la sua prima apparizione durante la fase adolescenziale, in concomitanza a una serie di disagi psichici manifestati dalla giovane vittima che, spesso, non si rende neppure conto che sta per cadere in questa trappola infernale.

Sul fronte medico-riabilitativo, le strutture abilitate a intervenire contro ogni forma di gioco sono le Strutture del Servizio Sanitario Nazionale che, in collaborazione con l’Asl e le Regioni, operano sul territorio. Esistono anche strutture private organizzate sul modello delle Comunità di recupero per le tossicodipendenze.

L’intervento di queste strutture è prevalentemente di tipo psicologico e psicoterapeutico, perché la maggior parte di giocatori presenta un eccesso di pensiero magico, pensa cioè di avere il potere di influenzare il caso, ed è capace di allestire un sistema, basato su principi matematici che, però, quasi sempre, si rivela erroneo e con scarsissime probabilità.

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