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“Nèon Teatro” su Riabilitazione condivisa

di Redazione

L’esperienza venticinquennale di “Néon Teatro” a Enna all’incontro su “Riabilitazione condivisa, sindrome di Down e nuove utopie possibili”

La Redazione

Riabilitazione condivisa – Sindrome di Down – Nuove utopie possibili” è stato il tema del congresso organizzato dall’associazione “Vita 21”, che si è svolto a Enna sabato 22 e domenica 23 Febbraio. All’incontro è stato presente “Néon Teatro”, l’associazione culturale fondata nel 1989 a Catania da Piero Ristagno e Monica Felloni, che ha dato vita al “Teatro delle diversità” e a diverse compagnie tra le quali «Bagnati di luna–AIPD», gruppo formato in prevalenza da attori down.

L’idea del congresso nasce dalla considerazione secondo cui le persone con la Sindrome di Down non costituiscono solo motivo di attenzioni “particolari” ma sono una risorsa per chiunque entri in relazione con essi. A dirlo non sono solo i genitori, lo palesano studi scientifici nel campo della psicologia e della sociologia, lo dimostrano acquisizioni scientifiche vecchie di trent’anni e, addirittura, esempi concreti di attività imprenditoriali i cui soci sono persone con la sindrome.

Il concetto di “Riabilitazione condivisa” esprime la possibilità di offrire strumenti per vivere la relazione con la disabilità, indipendentemente da quanto si sia vicini o lontani da questa condizione, con nuove competenze e ricchezze.

Sabato 22 e domenica 23 febbraio diversi relatori si sonio susseguiti per approfondire questo tema, sviluppandolo dal punto di vista sociologico, lavorativo, pedagogico, medico, riabilitativo, artistico, sportivo. Sabato 22 una sessione plenaria con inizio alle 8.30 e conclusione alle 17.30. Domenica 23, dalle 9 alle 13.30, sei sessioni specialistiche, in contemporanea, ognuna con la direzione scientifica affidata ad un docente universitario.

“Con la nostra presenza – sottolineano Piero Ristagno e Monica Felloni – abbiamo voluto raccontare la vicenda artistica di Neòn Teatro, che dura da 25 anni, nell’ambito del teatro che coinvolge persone con handicap. Ci collochiamo, per intemperanza e perché sognatori di lungo corso, nell’area che riguarda le “nuove utopie possibili”. Segnalando che la parola ‘utopia’ significa pure che la ‘cosa’ si può fare utilizzando strumenti utopistici. Ad esempio il Teatro. Che è grande abbastanza per accogliere l’umanità intera. Che è felice abbastanza per fare felici tutti. Che è salute abbastanza per fare bene a tutti. Segnaliamo una terra ricca che va lavorata e vissuta, non un sentiero ghiacciato di montagna. La poesia è scienza. Ma questo lo diremo un’altra volta”.

 

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