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L’Alberto Bombace cade a pezzi

di Patrizia Romano

La storica Biblioteca Centrale della Regione Siciliana di Palermo, considerata tra le più prestigiose nel panorama nazionale, rischia di chiudere le porte per mancanza di risorse economiche. Mentre i soldi destinati al restauro spariscono misteriosamente

 

Di Patrizia Romano 

Impianti sfasciati.  Servizi igienico-sanitari privi dei minimi requisiti igienici. Piano di sicurezza al di fuori dalle norme. Carenza organica. Ambienti freddi e inospitali. Opere letterarie di grande pregio storico-culturale, sommerse dalla polvere. La biblioteca centrale della Regione siciliana cade a pezzi, proseguendo quell’inesorabile declino che, spesso, ha paventato il rischio di chiusura, gettando nella disperazione il personale e arrecando pregiudizievoli danni ai fruitori. Gli oltre novantamila utenti annui, infatti, sono costretti a lavorare e studiare in un ambiente umido e non garantito dalle normali misure di sicurezza. 

La storica Biblioteca Centrale della Regione Siciliana di Palermo, considerata tra le più prestigiose nel panorama nazionale, rischia di chiudere le porte per mancanza di risorse economiche. Basti pensare che, nel corso dell’ultimo anno, l’assessorato ai Beni Culturali ha destinato all’intera struttura appena 6.500  euro, a fronte di un fabbisogno minimo di 235.000 euro, che rappresenta la cifra strettamente necessaria per fare funzionare la struttura. 

In realtà, i fondi necessari per garantire la continuazione di un servizio importante per la città di Palermo e per la Sicilia ci sono, ma sono stati dirottati altrove. 

Il programma degli interventi a titolarità regionale del Po Fesr 2013, originariamente, prevedeva  uno stanziamento di due milioni di euro per il restauro della biblioteca. In seguito a una recente modifica del programma finanziario, però, l’assessorato regionale ai Beni Culturali ha dirottato questi fondi. Infatti, lo scorso giugno, attraverso il decreto numero 1474, il dirigente generale dello stesso assessorato ha spostato tale finanziamento e, così, il restauro della biblioteca è stato escluso dall’agenda degli interventi, disperdendo un ricco e ineguagliabile patrimonio culturale. 

Ma le ragioni di tale sfacelo sono da ricercare soltanto nell’ambito economico? Alle proteste del personale e dei sindacati, le istituzioni si difendono, adducendo, come causa principale, la carenza di personale che, sommata alla carenza di fondi, creerebbe un vero corto circuito all’interno della struttura.  

Lo scorso anno, infatti, i locali della biblioteca sono stati chiusi il pomeriggio. La direzione della biblioteca ha motivato la chiusura nell’orario pomeridiano con l’impossibilità di utilizzare in pieno le sale di lettura e gli uffici amministrativi per assenza di fondi e per carenza di personale di custodia e vigilanza. Certo la carenza di personale, in una Regione al centro di dure critiche a livello nazionale proprio per l’esubero di personale, è poco convincente.

In realtà, sembrerebbe che la causa sia legata, prevalentemente, alla cattiva gestione delle risorse e a una permanente disorganizzazione, ormai, cronicizzata. Elemento che emerge con risalto dalle  limitazioni all’accesso al catalogo della Biblioteca.

Per la sua antica tradizione, per il ricco patrimonio librario e documentario e per le svariate centinaia di utenti che quotidianamente accoglie, la Biblioteca Centrale della Regione siciliana è considerata la quinta biblioteca d’Italia. Nonostante le incresciose condizioni in cui versa, la struttura ha registrato un aumento di utenti del 35 per cento.

La biblioteca rappresenta la possibilità di un’alternativa culturale praticabile per i cittadini, nonché una risorsa preziosa e un potenziale luogo di aggregazione e di condivisione. La città ha bisogno di progetti socio culturali attorno a cui crescere e svilupparsi. La Biblioteca può essere salvaguardata con finanziamenti pubblici di modesta entità e riprendere a essere  centro di incontro e di scambio culturale, ma le istituzioni non investono nessuna risorsa per progetti di questo tipo. Basterebbe poco per gestire una realtà culturale dello spessore della biblioteca regionale di Palermo che rappresenta già un patrimonio di inestimabile valore.

Fondata nel 1782 nel complesso monumentale del collegio Massimo dei Gesuiti e dalla chiesa barocca di Santa Maria della Grotta, viene subito utilizzata come reale biblioteca per merito di Gabriele Lancillotto Castelli, principe di Torremuzza. Nel 1861 diviene biblioteca nazionale. Dopo l’Unità d’Italia, la struttura riceve tutti i volumi delle soppresse corporazioni religiose siciliane. Dal 1878 riceve tutte le pubblicazioni stampate in provincia di Palermo; manoscritti, opere a stampa del XV e XVI secolo, nonché una raccolta di periodici che rappresenta una delle più importanti emeroteche del meridione. Contiene, inoltre, un’immensa e ricca collezione di preziosi volumi come i codici arabi, greci e latini, come il libro delle Palme in arabo e le lettere di San Paolo in greco.

Nel 1977, a seguito del trasferimento delle competenze in materia di beni culturali dallo Stato alla Regione, la struttura viene trasferita alla Regione Siciliana. Nel 2004, le viene dedicato il nome dello storico dirigente dei beni culturali della Regione Siciliana, Alberto Bombace.

Oggi, rappresenta il massimo istituto bibliotecario siciliano che, però, cade a pezzi.

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