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Afef, quando integrarsi è davvero possibile

di Redazione

Con un italiano stentato, ma conquistato con estrema fatica, un’immigrata di Casablanca ci racconta le possibili vie di incontro fra due mondi diversi

la Redazione

 

“Al mio arrivo in Sicilia la prima volta, mi sono sentita strana davanti a una lingua straniera, e genti diversi e strani. Ma ascoltando quei discorsi che mi fanno, mi sono riuscita giorno dopo giorno a capire quei parole scrivendole, e così via mi sono imparata la lingua e cerco di fare capire ai persone. E non mi sono più sentita straniera dopo che ho affrontato questo problema, e dopo che ho capito l’abitudine e la tradizione dei palermitani.

Mi sono stabilita; un lavoro, una casa, una famiglia, dopo che ho avuto questi avantaggi non ho pensato più a ritornare al mio paese d’origine, che è il Marocco, per sempre, ma solo per ferie; dopodiche sono diventata una di Palermo”.

Parole sincere, scritte con la voglia di rivalsa, per fare comprendere quanto l’integrazione culturale sia possibile con un po’ di impegno in più.

Con un italiano stentato, ma conquistato con estrema fatica, un’immigrata di Casablanca ci racconta le possibili vie di incontro fra due mondi diversi. Uno è il suo paese di origine, dove gli stenti giornalieri per sopravvivere costringono a fuggire alla ricerca di un’esistenza più dignitosa. L’altro è la nostra Isola, dove, come nelle culture occidentali, le diversità culturali creano notevoli problemi di integrazione sociale. Una storia comune a migliaia di persone, ma non per questo meno speciale.

Afef ha 38 anni e la sua esperienza a Palermo comincia cinque anni fa. Fu allora che, spinta dalla voglia di visitare luoghi a lei sconosciuti, giunse nel capoluogo siciliano per incontrare vecchi amici. Quello che per la cultura occidentale è il quotidiano, a lei sembrò un’oasi di benessere dove con poco, si ottiene molto. Al ritorno in patria, il ricordo di quella visita l’ha spinta a ritornare, ma questa volta per cercare quel benessere appena conosciuto.

Giunta a Palermo, ha avuto la fortuna di trovare l’aiuto che tanti suoi connazionali non ottengono in anni di stenti. Grazie al centro di Santa Chiara dell’Albergheria, è stata assunta come collaboratrice domestica, e insieme a lei ha ottenuto un posto di lavoro anche il marito.

La sua storia mostra la volontà di crearsi le basi di un’esistenza meno difficoltosa, ma pur piena di sacrifici, superando tutti gli ostacoli iniziali.

Da qui la scelta di rinunciare a un posto di funzionario per lavorare a Palermo nel mercato ortofrutticolo. Una scelta quasi obbligata dato che in Marocco i funzionari guadagnano una cifra ai limiti della sopravvivenza. In Sicilia, lavora tutti i giorni dalle 5 del mattino, ma così riesce a garantirsi uno stipendio più dignitoso.

Oggi vivono nei tuguri del centro storico, hanno una figlia e la loro vita è, senz’altro, migliore di quanto avrebbero potuto sperare nel proprio paese di origine.

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