Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Crisi delle vocazioni religiose: non c’è chiamata

di Patrizia Romano

Nell’ultimo quarantennio il numero dei sacerdoti è diminuito di 10 mila unità ogni 10 anni. Il calo è ascrivibile alla crisi di vocazione. Viaggio nel mondo della coscienza religiosa

Di Patrizia Romano

“Tutti i fedeli devono comprendere che la più grande misericordia che Dio faccia a un popolo sia quella di mandargli eletti sacerdoti… Viceversa, il più grande castigo con cui l’altissimo colpisce i popoli è quando li priva dei suoi ministri, o meglio di ministri secondo il suo cuore…”.

Mai più di ora, le parole di Annibale Maria Di Francia, precursore della moderna pastorale vocazione, si rivelano profetiche sull’attuale crisi delle vocazioni che imperversa sulla fede. Il concetto di vocazione oggi si lega, infatti, inesorabilmente a quello di crisi.

Calo in tutto il mondo

In tre decenni, il numero di sacerdoti è diminuito di 10 mila unità ogni 10 anni. Assistiamo negli ultimi trent’anni, quindi, a un calo numerico delle vocazioni sia al ministero ordinato sia alla vita consacrata. Il numero dei sacerdoti in particolare, nell’ultimo ventennio ha registrato un ulteriore flessione. Nei decenni successivi si è mantenuto piuttosto stabile. Il calo, comunque, è ascrivibile prevalentemente ai sacerdoti religiosi, che sono passati da 160 a 140 mila unità, mentre i sacerdoti diocesani si sono mantenuti, più o meno, sugli stessi valori numerici. In Europa, il numero dei sacerdoti in un ventennio è diminuito del 13 per cento, riducendosi di oltre 30 mila unità.

In Italia

In Italia è significativo lo scarto che si registra ogni anno tra i nuovi ordinati e i decessi. Questi ultimi sono decisamente più alti, addirittura di 200 unità circa rispetto ai primi.

In Sicilia

In Sicilia, poi, rispetto alla popolazione civile, la popolazione religiosa è veramente irrilevante rispetto a tutte le altre regioni d’Italia. Tra religiosi e diocesani, il numero sfiora appena le 3 mila 500 unità. Sempre sull’Isola, il rapporto tra nuove ordinazioni e decessi è pari: una quarantina le prime. Idem i secondi.

Presenza di sacerdoti stranieri in Sicilia

Il numero dei sacerdoti nell’Isola è in parte contenuto dalla presenza di quelli stranieri che negli ultimi anni in tutta la pastorale della Chiesa italiana è aumentata notevolmente. In tutta Italia superano le 1.700 unità. In Sicilia, invece, i sacerdoti stranieri impegnati nelle nostre chieste ammontano a 56. Provengono dalla Polonia, dallo Zaire, dalla Romania, dal Brasile, dalla Nigeria, dal Venezuela, dal Congo, dall’Argentina, dalle Filippine. In tutta Italia, rappresentano il 4,5 per cento dei preti diocesani.

Queste cifre non raccontano, però, le difficoltà che questa parte della popolazione clericale incontra nell’impatto con un paese straniero e nel contatto con la popolazione indigena.

Permangono difficoltà culturali e, qualche volta, in nome della fratellanza cristiana, anche razziali. Non sempre il prete straniero entra in sintonia con i fedeli locali. Spesso, questi ultimi non accettano un sacerdote diverso da loro e non lo accolgono come propria guida spirituale. Le cronache registrano casi clamorosi, addirittura di allontanamento di sacerdoti dalla propria parrocchia perché rifiutati dai fedeli.

Il percorso che li accompagna nel nostro Paese è diverso per ciascuno di loro. Alcuni sono stati inviati alle proprie congregazioni e svolgono attività pastorale piena. Altri sono stati spinti in un paese straniero dalla difficile situazione socio-politica del proprio. Altri ancora sono studenti. Infine, ci sono quelli che sono stati inviati dalle varie diocesi per uno scambio o gemellaggio.

Ordinazioni

Eppure, il numero delle ordinazioni è cresciuto. Come mai, allora, il numero dei sacerdoti diminuisce? Purtroppo, il numero delle ordinazioni non riesce a compensare le perdite legate prevalentemente ai decessi. E considerando l’età media dei sacerdoti piuttosto elevata (sessant’anni circa), le previsioni per il futuro non sono rosee.

Il fenomeno tra le donne

Pure le religiose professe, che hanno sempre rivestito una grande importanza sotto il profilo numerico, negli ultimi anni sono calate notevolmente. Oggi, infatti, sono il 17 per cento in meno rispetto allo scorso ventennio. In Europa, invece, la percentuale di presenze è diminuita del 20 per cento.

Il dato relativo alla crisi delle vocazioni religiose, infatti, appare più allarmante quando focalizziamo l’attenzione sull’aspetto femminile. Paradossalmente fanno eccezione le vocazioni alla vita caustrale in aumento rispetto ad altre forme di vita consacrata. Qui, infatti, si registra un incremento del 53 per cento.

Così come si è contratto il numero dei religiosi professi non sacerdoti, che sono passati da 76 mila, a livello mondiale, a poco più di 50 mila.

In forte crescita, in tutto il mondo, la presenza dei diaconi permanenti che, in alcuni paesi, si è addirittura quadruplicata, superando un incremento del 300 per cento.

Anche il numero dei seminaristi è cresciuto. Da 64 mila circa dell’ultimo ventennio, hanno superato i 110 mila. Questo aumento ha mantenuto una certa continuità un po’ in tutti i continenti, soprattutto in quelli più poveri come l’Asia e l’Africa. Cifre in aumento pure in Europa, dove i seminaristi da 7 mila circa, sfiorano oggi le 10 mila unità. Mentre le vocazioni missionarie sono diminuite sensibilmente. Nel periodo post-conciliare si sono ridotte dell’80 per cento.

Cause e perché

Scarsa visibilità della vita consacrata, crescente presenza di laici, perdita di mordente della vita consacrata, clima culturale nella vita sociale di oggi che mai si concilia con l’affermazione di Dio.

Insomma, negli ultimi decenni, i fattori che acuiscono la crisi si sono moltiplicati. I primi segnali cominciano a manifestarsi già dalla fine del Concilio Vaticano secondo, quando i contenuti dei documenti diffusi dallo stesso Concilio sono stati in parte travisati e modificati nello spirito. Bisogna ammettere, come sostengono molti padri della Chiesa, che i cristiani oggi sono confusi, smarriti, delusi, disorientati.

Gli effetti prodotti da questo anti-spirito si sono ripercossi anche sulle conversioni al cattolicesimo che prima, ogni anno, aumentavano vertiginosamente, mentre oggi sono scesi drasticamente. Nel giro di un decennio, i chierici nei seminari si sono ridotti. Ogni ordine registra una colossale defezione. Tra i gesuiti, per esempio, oltre 10 mila padri hanno abbandonato lo stato religioso. Tra i domenicani, le cifre sono ancora più alte. Lo stesso discorso vale per i francescani. L’Azione cattolica, autorevole istituzione del mondo cattolico è passata da tre milioni di associati a seicentomila.

Crisi e scandali

Ma gli stravolgimenti della dottrina non rappresentano l’unico elemento scatenante. La crisi è stata alimentata a fuoco lento anche da altri fattori. Pensiamo ai numerosi scandali imperversati sulla Chiesa negli ultimi anni, e mossi e intessuti intorno alla chiesa stessa. La cronaca porta alla ribalta fatti sconcertanti che hanno visto coinvolti numerosi esponenti del mondo cattolico religioso e laico. Pensiamo agli scandali esplosi negli Stati uniti che hanno visto al centro delle accuse di pedofilia sacerdoti accusati di atti di libidine nei confronti di bambini. In pochissimi anni, a raffica, vennero accusati di molestie e abusi sessuali ai danni di minori oltre 1200 preti di numerose diocesi. Più di 400 dei preti accusati si ritirarono dalla vita religiosa proprio per gli scandali. Secondo un rapporto della conferenza episcopale, negli ultimi settanta anni, oltre il 4 per cento dei religiosi è stato accusato di pedofilia, cioè quasi 4 mila 500 preti. Indagini condotte negli Stati Uniti, parlano di oltre 11 mila abusi sessuali in poco più di mezzo secolo perpetrati da componenti del clero. Negli ultimi anni sono venuti alla luce numerosi casi anche in altre parti del mondo. In oltre 23 paesi è emerso un altro grave scandalo: abusi su religiose da parte di alti prelati che hanno sfruttato la propria posizione gerarchica e finanziaria per ottenere prestazioni ad alti livelli. Sconcertanti, per esempio, le accuse di una suora missionaria, Suor Maura O’Donohue che avrebbe dichiarato che quando una suora viene messa incinta da un prete viene poi costretta ad abortire. E’ chiaro che le suore più colpite sono le suore dei paesi più poveri come l’africa, l’India, l’America Latina, ma purtroppo, gli scandali hanno colpito pure gli Stati Uniti e l’Italia. Molti sono i casi di giovani novizie che in cambio di certificati venivano costrette ad avere rapporti sessuali con preti. Molte di loro, rimaste incinta sono state costrette a lasciare la congregazione, mentre i preti sono stati allontanati per un breve periodo. Questo indica il carattere maschilista del mondo clericale, dove, tanto per cambiare, sono soltanto le donne a pagare il prezzo del peccato. Le cifre sono davvero raccapriccianti. Una Congregazione in Africa ha allontanato 30 suore incinta. La superiora di un’altra congregazione con 29 suore in gravidanza si è rivolta all’arcivescovo. Come pronta risposta è stata estromessa assieme alle consorelle.

Età

L’età dei sacerdoti è senz’altro tra le cause principali del declino. Un calo fisiologico che non si rigenera. I sacerdoti degli anni Cinquanta e Sessanta sono ormai anziani e molti di loro sono prossimi al pensionamento. Il calo naturale si scontra con la crisi delle vocazioni. Il continuo calo, a partire dagli anni Settanta, non consente di sostituire gli anziani.

Il 17 per cento dei religiosi si colloca in una fascia di età che oscilla tra i 40 e i 60 anni. Più del 50 per cento si colloca oltre i 60, il 21 per cento tra i 70 e gli 80, appena il 7 per cento ha meno di 30 anni. La Sicilia è tra le regioni in cui si registra la maggiore presenza di sacerdoti anziani.

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