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Il ‘dopo’ pride

di Redazione

Cosa ha lasciato un evento diventato, ormai, eclatante per la città? Ne parliamo con alcuni degli organizzatori della manifestazione

Di Ambra Drago

A pochi giorni dalla conclusione del Pride 2013 che ha coinvolto oltre 100.000 persone non solo il popolo “lgbt” ma l’intera citta’, abbiamo incontrato chi ha partecipato attivamente a un evento che fino a qualche anno fa sembrava impossibile realizzare .

Fulvio Boatta, giovane dottorando in Geochimica, fa parte del Comitato Pride di Palermo– che racchiude una cinquantina di associazioni Lgbt.

Per l’organizzazione di un Pride, quanto lavoro c’è alle spalle ? Vi aspettavate tanta affluenza?

Dopo il pride dell’anno scorso, ci siamo messi subito a lavoro, e’ stato un impegno molto faticoso che e’ durato un anno. In realtà, il pride non si racchiude in questi 10 giorni e nella parata finale, perché anche se molti non lo sanno, noi partecipiamo anche ai numersi eventi durante l’anno – eravamo in piazza anche noi a manifestare per il No- Muos. Essendo il primo Pride a Sud d’Italia ed a livello nazionale siamo felici per la partecipazione collettiva che c’è stata, gente proveniente da tutto il mondo, le statistiche ed i dati hanno dimostrato che di anno in anno i numeri sono stati crescenti come le associazioni che vi hanno aderito.

 

Come mai avete scelto i Cantieri Culturali della Zisa per realizzare il village?

La principale motivazione è stata quella di restituire un luogo che per anni è stato abbandonato alla città, siamo riusciti a renderlo vivo, portando musica, arte e cultura. L’ abbiamo donato alla città , dato che la maggior parte degli spettacoli erano gratuiti e facilmente fruibili, ma volevamo anche constatare come le persone del luogo- siamo alla Zisa, reagissero alla presenza di un Pride village, tranne qualche episodio isolato di disturbatori poi tutto è andato bene.

 

La sensibilità della città sull’applicazione dei diritti civili al popolo lgbt e quella della classe politica è aumentata?

Questo è il primo pride dove è venuto un Presidente della Camera, ma anche numerosi esponenti politici, dal sindaco ( ci ha aiutati concedendoci i Cantieri) al presidente della Regione Crocetta. Questo evento ha ricevuto le giuste attenzioni anche a livello europeo da Martin Shulls alla Ministra della Giustizia francese, tutti concordi nell’affermare l’importanza di un evento di questa portata. Mi piace quindi poter dire che è aumentata la sensibilità della classe politica, ma anche delle persone, c’è stata infatti molta partecipazione ed accoglienza. Tanti giovani lgbt hanno partecipato senza alcuna paura d’essere giudicati, hanno trovato il coraggio ed hanno preso coscienza insieme alle loro famiglie di un percorso di accettazione molto importante.

 

Nello stesso giorno si è svolto il “Family Day” a difesa della famiglia tradizionale. Cosa pensa a riguardo?

I numeri del “Family Day” sono stati piuttosto sconfortanti e bassi, ma questa non vuole essere una polemica. Mi chiedo piuttosto come si possa manifestare per negare i diritti agli altri. Noi non togliamo i diritti alla famiglia tradizionale, chiediamo piuttosto che ci vengano estesi.

 

Una Sua opinione riguardo la formazione di una famiglia da parte di coppie omogenitoriali, dopo l’approvazione del registro delle unioni civili?

Sicuramente la creazione del registro delle unioni civili ha un alto valore simbolico. Per quanto riguarda invece la creazione di una famiglia da parte di coppie omogenitoriali non ci trovo nulla di male. Ci sono studi che hanno dimostrato che questi bambini non subiscono alcun tipo di trauma, anzi sono più propensi verso i cambiamenti della società e dimostrano maggiore apertura, rispetto al classico bambino cresciuto in una famiglia “tradizionale”.

Questo Pride cosa ha rappresentato: la festa dell’amore, dell’eguaglianza…

Io penso che il Pride sia stata la festa della libertà di espressione e non come molti hanno detto, una carnevalata. E’ giusto rivendicare i propri diritti con le proprie modalità. .Siamo persone vere, reali che possono manifestarsi attraverso la gioia, la felicità, la musica anche esibendo il proprio corpo e non si tratta sicuramente di mercificazione.

Gaetano Marchese, proprietario del locale Exit, in occasione del Pride allestito all’interno del village dei Cantieri Culturali alla Zisa.

 

Lei gestisce ed è il proprietario del locale Exit, punto di incontro del popolo Lgbt. Da dove è nata questa idea?

L’idea è nata per scherzo con degli amici, essendo Gay ho sentito l’esigenza di creare un luogo di ritrovo in città. Il mio locale inizialmente è nato sottoforma di associazione culturale dove potevano accedere solo chi si tesserava. Successivamente, proprio perché non volevo che si creasse un ‘ghetto’, l’ho trasformato in un locale pubblico, aperto a tutti. La mia clientela è eterogenea e abbraccia soprattutto la zona del trapanese e anche dell’agrigentino, dato che a Catania esiste un altro locale del genere, il Pegaso.

 

In questi anni, Palermo è cambiata nei confronti del popolo lgbt?

Si Palermo è cambiata, lo dimostra il fatto che il mio locale non sia più esclusivamente un ritrovo per le coppie omosessuali, lesbiche eccetera. Ormai non si è più racchiusi, ma ci si mescola in altri luoghi cittadini in altre realtà

Vi aspettavate tanta partecipazione della gente, al di là del momento della classica parata finale?

Negli ultimi anni, alla parata hanno partecipato tantissime persone causali o non , che, attratte dalla musica, dall’allegria e dai colori si sono lanciate nella folla. Ma quello che mi ha piacevolmente stupito, è stato il coinvolgimento non solo del popolo lgbt, ma di adulti eterosessuali, giovani e anziani, accorsi per l’occasione soprattutto nel week-end.

Sono state mosse delle critiche proprio sul Pride, qualcuno l’ha paragonato a eventi come la Fiera del Mediterraneo. Cosa ne pensa?

Questa critica che ci è stata mossa per me rimane del tutto relativa. All’interno del Pride village si c’erano le zone adibite alla gastronomia, ma si e’ creato qualcosa di diverso dall’evento fieristico in questi dieci giorni: musica, tanto teatro, mostre e momenti di dibattito.

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