Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Amministrative a Catania: il vecchio camuffato da nuovo

di Patrizia Romano

Lidia Adorno, Enzo Bianco, Raffaele Stancanelli, Matteo Iannitti, Tuccio D’Urso e Maurizio Caserta: sei candidati a sindaco che, in un batter baleno, capovolgeranno la città, ripulendola dalle nefandezze e facendola assurgere a capitale della trasparenza e dell’eccellenza. Alla scoperta dei veri volti dei conquistatori della poltrona più prestigiosa del capoluogo etneo

di Patrizia Romano

Il prossimo 9 e 10 giugno, i catanesi saranno chiamati alle urne per le elezioni amministrative. La popolazione elettorale si accinge, quindi, a votare il nuovo sindaco, il consiglio comunale e i sei consigli circoscrizionali.

Sei i nomi eccellenti dei candidati per la poltrona a sindaco: Lidia Adorno, Enzo Bianco, Raffaele Stancanelli, Matteo Iannitti, Tuccio D’Urso e Maurizio Caserta.

Tutti nomi, arcinoti non soltanto all’elettorato chiamato in causa, ma all’intera popolazione del capoluogo etneo che, da anni, ormai, gode dei benefici apportati alla città da questi benemeriti candidati.

Ma qual è l’umore dei catanesi alla vigilia di una scelta così importante? Anche se tastare il polso non è facile, il malumore si coglie a piene mani. La popolazione si racconta stanca e indignata, lasciandosi andare a uno sfogo amaro e pieno di risentimento per una classe politica che, in pochi decenni, ha ridotto Catania in brandelli.

Durante l’ultima amministrazione di ‘centro-destra’, capitanata da Stancanelli del Pdl, Catania ha registrato un forte e irreversibile peggioramento economico. Le casse del Comune hanno segnato rosso, riducendo la ‘casa comunale’ sul lastrico. Oggi, l’erede ed exdelfino di Scapagnini, si ricandida. A sostenerlo, il Pdl, e i movimenti ‘Grande Catania’, ‘Tutti per Catania’ e ‘Forza Catania’. Il punto di forza della sua campagna elettorale? Quei benedetti 140 milioni di Euro, stanziati dal Governo Berluconi nel 2009, di cui Catania ha usufruito per 4 anni, grazie, dice lui, al suo impegno, al suo sostegno e alla sua tenacia. Insomma, tutto merito suo. Non perde occasione per ricordarlo ai suoi concittadini, fortunatamente, abbastanza ‘sgamati’. A prescindere dai 140 milioni di Euro, i cittadini sono pienamente consapevoli del grave dissesto finanziario in cui è entrato il Comune durante la sua amministrazione.

Le sue opere per la città non finiscono qui. Ha generato, attraverso la svendita di grosse realtà, come la Multiservizi e l’Asec-Trade, le due partecipate che il Comune di Catania si è giocate, mettendo a rischio 720 lavoratori, un livello di disoccupazione non indifferente.

Proprio la privatizzazione scellerata, che ha favorito grossi imprenditori, è stata per cinque anni, il cavallo di battaglia di Stancanelli. Tra i casi più eclatanti, la svendita, per una manciata di soldi, dell’ex-piazza Europa, diventata, oggi, Parcheggio Europa S.P.A. o, ancora, piazza Abramo Lincoln. Alla privatizzazione di grossi pezzi del patrimonio comunale, si aggiunge una forte speculazione edilizia che va da corso Martiri della Libertà al lungo mare ‘Playa’, deturpato dalla cementificazione delle coste.

L’amministrazione Stancanelli si è aggiudicata un posto di rilievo nel cuore della gente anche sul piano sociale, mostrando il più vivo e fervido disinteresse verso la politica della casa, o meglio, verso chi una casa non ce l’ha, emettendo ordinanze xenofobe contro le umili attività degli stranieri; abusive, ma non certo delinquenziali. La gente non dimentica neppure, lo sgombero forzato nel 2009 del Centro popolare Experia, orchestrato dal nostro candidato

in nome del ripristino della legalità, L’obiettivo era quello di chiudere l’illegale centro sociale, unico luogo di aggregazione sociale presente nell’Antico, per ristabilire l’ordine e la legalità e oggi, abbandonato a sé stesso.

L’altro nome di tutto rispetto è quello di Enzo Bianco, candidato del PD, già sindaco di Catania per due mandati consecutivi; dal 1988 al 1989 e dal 1993 al 2000, nonché ministro dell’Interno durante il governo D’Alema e il governo Amato.

A sostenerlo, una folta schiera di partiti e movimenti. Da ‘Sinistra per Catania’ ad ‘Articolo 4’, da ‘Democrazia Federale’ al ‘Megafono’, da ‘Primavera per Catania’ al ‘Patto per Catania’.

Nel 2005, si ricandida, ma perde le elezioni. Nel 2013, ci ritenta. Questa volta, fortemente sostenuto da una folta schiera di ex Stancanelliani, camuffati da liste civiche libere e democratiche. Il suo impegno è tutto proteso per ‘la costruzione di una nuova Catania’. Una nuova Catania sostenuta dal vecchio ripescato a forza tra ‘tutto ex’: ex Mpa, ex Udc, ex Pd, ex Dc. Tutti ex ripescati da Leanza, Licandro e compagnia briscola.

Anche Bianco, come il suo avversario sta puntando la propria campagna elettorale verso la privatizzazione. Basti pensare alla spinta per la realizzazione di un campus universitario che verrebbe interamente gestito da privati, mentre vuole la dismissione delle strutture pubbliche del centro storico

Ai due candidati di punta, si aggiungono personaggi meno noti ufficialmente, ma non ufficiosamente. Tra questi, Maurizio Caserta, docente universitario, sostenuto dall’alta borghesia catanese che, nel proprio sostegno a Caserta, si trova fiancheggiato da Italia dei Valori, impegnati anche loro sullo stesso fronte. Punti del suo programma elettorale? Imprenditoria giovanile e i cosiddetti ‘incubatori sociali’. Per ricostruire Catania bisogna, prima di tutto, rilanciare la piccola e media impresa e sfruttare al massimo le risorse culturali e turistiche del paese. Niente di più democratico per un candidato, ricordato per i suoi trascorsi a diretto contatto con l’ex governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo. Ci chiediamo, cosa ci ‘azzecca’ con l’Idv, tutto proteso a sostenerlo.

Decisamente contrario alla privatizzazione su tutti i fronti è il candidato Matteo Iannitti, coordinatore dei GC di Catania. Candidato sindaco con la lista ‘Catania Bene Comune’, ha, sino a ora, urlato a viva voce il proprio dissenso alla cementificazione, alle privatizzazioni, alla speculazione edilizia finanziaria. Lui vuole tutto pubblico: dalla gestione dell’acqua a quella dei rifiuti, dall’istruzione ai trasporti, dalla sanità al sociale. Esponente e degno rappresentante della sinistra più borghese della borghesia più pura, parla di rivoluzione, applicando il riformismo più rigido del riformismo reale. Ma del resto, come spingere alle elezioni l’elettorato di sinistra, se non attraverso l’argomentazione del ‘tutto pubblico?’

Una piccola analisi la merita pure ‘l’aggiusta tutto’, Tuccio D’Urso, candidato con la lista civica, per l’appunto, ‘Aggiusta Catania Tuccio D’Urso sindaco’. Ex direttore dell’ufficio speciale per l’emergenza traffico del Comune di Catania, con nomina diretta di Scapagnini, il Tuccio D’Urso è fresco fresco di rinvio a giudizio per truffa e frode per i lavori di ampliamento della metropolitana di Catania. Peccato che il rinvio a giudizio sia arrivato proprio mentre concentrava la sua politica contro il ‘malaffare’. I punti della sua campagna parlano di solidarietà, protezione dei conti del Comune, valorizzazione del patrimonio esistente all’insegna della trasparenza, del nuovo e del bello. Bei propositi che fanno da contorno al vero caposaldo della sua campagna elettorale: costruire un grande Casinò nel cuore di Catania in una delle ville più belle del capoluogo etneo, villa Manganelli, fresca di restauro. Proprio la realizzazione di un casinò, per lui rappresenta il volano dell’economia catanese. In realtà, lui e tanti come lui, economizzerebbero parecchio con un casinò dentro casa, perché eviterebbero costosissime trasferte al casinò di Malta, di cui non sono insoliti frequentatori.

Concludiamo la breve presentazione dei candidati con la lista in ‘rosa’. Lidia Adorno, docente ancora con le stampelle, alias precaria, sostenuta dal Movimento 5 Stelle.

Tra solidarietà, cambiamento, innovazione, tutto infarcito di trasparenza, il suo programma elettorale è bello e fatto. Peccato che quando parla di trasparenza, trasparente lo è pure lei. Trasparente, almeno, agli occhi dell’elettorato catanese che la considera un ‘fantasma’. Ma lei, il proprio asso nella manica ce l’ha per farsi vedere, ed è la discesa in Sicilia del suo leader, il rivoluzionario pluri milionario Beppe Grillo che, al momento, rappresenta la sua unica speranza per uscire dall’anonimato e acchiappare qualche consenso. Ma, dopo la clamorosa batosta del Movimento 5 Stelle proprio alle amministrative degli altri Comuni, la vediamo dura, con o senza Grillo, contare su nuovi consensi.

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