Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

STORIE DI ‘NDRANGHETA E DI “SIGNORNÒ”

di Redazione

 

Presentato a Palermo l’”Atlante delle Mafie”, prima fase di studio sulla criminalità

 

di Alessia Franco 

Una mappa per fare il punto sulla criminalità organizzata e sulla sua evoluzione, da una realtà agraria a quella di adozione, delle metropoli e dei colletti bianchi. Nasce così l’“Atlante delle mafie” – primo step di un percorso che probabilmente si snoderà in tre volumi – edito da Rubettino e curato da Enzo Ciconte, Francesco Forgione e Isaia Sales.

Il volume, presentato nelle scorse settimane a Palermo, interessa soprattutto il fenomeno della ‘ndrangheta, che più della mafia  siciliana ha saputo leggere le trasformazioni del mondo, adattandosi anche a una realtà industriale ed esportando i propri modelli, con i dovuti cambiamenti, anche al nord.

 «La Sicilia ha avuto una visione troppo centrata sul fenomeno mafioso, come se fosse quella l’unica forma di criminalità organizzata – ha sottolineato Enzo Ciconte – una lettura troppo “palermocentrica”, che in parte ha fatto perdere di vista le reali dimensioni del fenomeno. In questo senso, l’atlante dà una visione d’insieme, è un ragionamento più che un racconto cronologico. La ‘ndrangheta, a esempio, al nord ha e ha avuto un impatto fortissimo, per il suo ruolo attivo come garante e nel riciclaggio di denaro».

L’”Atlante delle mafie” fa parte di un più ampio progetto imperniato sul recupero della memoria che unisce l’Osservatorio sulla ‘ndrangheta e la Casa Memoria dedicata a Peppino Impastato.

«È indispensabile – ha detto Giovanni Impastato – non solo il recupero della memoria, ma prima ancora il non permettere che venga cancellata. Nel nostro progetto, in tandem con l’Osservatorio, diretto da Claudio La Camera, siamo ancora in una fase iniziale rispetto al recupero, per esempio, della casa che fu di Badalamenti, dove dovrebbe sorgere una biblioteca. E il casolare in cui è stato ammazzato Peppino, dove sono state trovate le macchie del suo sangue, è ridotto a una discarica.»

Un percorso, quello descritto nel volume sulle criminalità organizzate, che è un mosaico di fatti e di vite, di uomini consenzienti ma anche di tutti quei signornò che negarono il proprio appoggio alla criminalità organizzata. In ogni tempo.

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