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Depauperata dai propri ruoli

di Redazione

Molte forze politiche trasversali vogliono l’eliminazione delle Province, riducendone le funzioni. Perché questa volontà di deligittimazione? Ne parliamo con Giovanni Avanti, Presidente della Provincia di Palermo e Presidente dell’Unione regionale Provincie siciliane

di Patrizia Romano

 

Intermediario tra Regione e Comuni. E’  proprio su tale assunto che si colloca l’azione della Provincia nell’ambito delle politiche di programmazione e coordinamento fra i due Enti.

In un contesto istituzionale calato nel sistema organico delle autonomie locali, la Provincia assume sempre più questo ruolo. Un ruolo in cui viene osservato sia il principio della sussidarietà verticale, che delinea il rapporto fra le istituzioni su un piano di parità, sia il principio della complementarità, in termini di supporto agli Enti Locali.

Non sempre, però, questi ruoli vengono riconosciuti. Anzi, sempre più pressante, arriva la volontà di sopprimere l’ente provinciale, ritenuto da molte forze politiche trasversali l’ente inutile per eccellenza.

Come vive la Provincia di Palermo questo clima di deligittimazione?

“Al di là dei luoghi comuni – dice Giovanni Avanti, presidente della Provincia di Palero, nonché presidente regionale dell’unione Provincie siciliane – io penso che le cose camminano sulle idee della gente. Nel 2008, dopo quindi giorni appena dal mio insediamento, ho convocato la Conferenza permanente dei sindaci. Un organo. Prosegue il presidente provinciale che ho concepito come un organo che potesse interloquire con i sindaci. Il riscontro tra gli enti locali è stato immediato. Da lì, è partito un lavoro di coordinamento tra gli stessi enti locali, dove il contributo offerto proprio dalle Province non è stato indifferenze”.

E’ inutile soffermarci sugli e organi e sugli eventi svolti da quest’ultima, proprio all’insegna della sussidarietà e dell’aggregazione. Ma il lavoro più complesso della Provincia è stato quello di inculcare il principio, agli Enti locali abituati ad agire sino a quel momento in un clima di anarchia selvaggia, di pensiero comune e unitario. Abbiamo fatto in modo che i sindaci si svestissero della propria individualità, guardando oltre i propri confini territoria”.

La Provincia, quindi, non è soltanto un organo mediatore, ma soprattutto aggregativo. I Comuni, quindi, sono stati spinti a pensare in termini di comprensorio del territorio, pensando di rappresentare una,unica realtà anche se con una propria identità.

La campagna denigratoria contro le Provincie, va considerata, quindi, come un’azione demagogica. “Direi ipocrita – agginge il Presidente. Certo – prosegue – occorre un riassetto radicale, ma ciò non basterà, finché non cambierà la mentalità chiusa e, talvolta, riduttiva allo sviluppo e alla crescita sociale”. 

Le forze avverse agiscono in maniera, talvolta, ambigua. Il clima di sciacallaggio, creato, insinua nella mente del cittadino l’idea che la Provincia sia l’emblema degli enti inutili e che vada eliminata per ridurre i costi della politica. In questi ultimi anni abbiamo assistito al proliferare di enti intermedi, per la gestione dei servizi sovracomunali. Enti assolutamente privi di controllo. Per molti versi, è stato concesso troppo ai cosiddetti ‘altri enti locali’, privi di elezione diretta o ai cosiddetti ‘enti strumentali’ come le Autorità d’Ambito, i Distretti, le Istituzioni o le Società di scopo che rappresentano la vera emergenza finanziaria”.

“Dove sta la riduzione della spesa pubblica, eliminando le Provincie? – sottolinea il Avanti -. In virtù dei poteri operativi conferiti, questi hanno finito, comunque, per prevalere sull’attività di programmazione, regolazione e controllo con costi, peraltro, esosi, svolgendo ruoli che non gli competono e pauperando dei propri ruoli gli organi preposti, oltretutto, previsti dalla Costituzione italiana                                                                                             

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