Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Nella rete dell’usura

di Redazione

di Patrizia Romano

La Sicilia è tra le regioni d’Italia in cui si registra il più alto numero di vittime e il più basso numero di denunce

In un momento in cui la crisi investe l’impresa, l’usura rappresenta, per molti, la fonte privilegiata per risalire la china. Ma non solo per gli imprenditori. Anche per la singola persona colpita dalla crisi, l’usura rappresenta l’unico argine contro il baratro. Ma la salvezza è effimera. E presto ci si rende conto di non essere più a un passo dal precipizio, ma di esserci dentro.

Sono sempre più numerose le persone che cadono nella rete dell’usura. Soggetti inconsapevoli che, per bisogno o per disperazione, si trovano aggrovigliati nelle maglie dell’usuraio solitario o in quelle di organizzazioni criminali senza scrupoli. Secondo dati forniti dall’associazione ‘Sos Impresa’, la Sicilia è tra le regioni d’Italia in cui il fenomeno presenta il più alto numero di vittime e di organizzazioni usuraie.

La categoria più a rischio è rappresentata dai commercianti. Sono, infatti, circa 135 mila le persone dedite al commercio (il 45 per cento delle vittime) coinvolte in oltre 350 vicende di usura e costrette a versare un tributo di 4-5 miliardi di Euro. A questi seguono gli imprenditori, che rappresentano il 19 per cento dei casi e gli artigiani nel 18 per cento. Infine, il 13 per cento delle vittime è rappresentato da lavoratori dipendenti e il 5 per cento da liberi professionisti.

Tutte vittime sprovvedute di un meccanismo complesso e perverso, gestito da oltre 25 mila strozzini professionisti e oltre 30 mila associazioni per delinquere, finalizzate all’usura.

I settori imprenditoriali in cui il rischio emerge in maniera più incisiva sono prevalentemente quelli alimentari, calzario, floreale e mobiliare.

L’imprenditore è spinto verso l’usuraio dalla violenta crisi che imperversa sul settore, dalle tasse pesanti che gravano sulle attività imprenditoriali, dalle regole spietate del mercato, nonché dal comportamento delle banche che privilegiano soltanto le imprese solide. Le piccole imprese sembrano soffrire della sindrome di Stoccolma e vedono l’usuraio come il proprio salvatore.

Per arginare il problema, dovrebbero intervenire le istituzioni in maniera preventiva, aiutando le cooperative e i consorzi di garanzia fidi, strutture abilitate a garantire il 50 per cento del rischio. Purtroppo, però, mancano i fondi dello Stato. A questa deficienza si aggiungono i tempi della giustizia.

L’altro dato allarmante è rappresentato dalle denunce che, in questi ultimi anni, registrano un forte calo. Ancora una volta, la Sicilia è in pole position. Nell’Isola, tra l’altro, il fenomeno è prevalentemente gestito da vere e proprie organizzazioni  criminali che rendono più ardua la denuncia alle autorità. 

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