Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

La voce che esce dal ventre

di Redazione

Da quasi trent’anni produce e mette in scena spettacoli per grandi e bambini, realizzando una fusione tra teatro di figura, teatro comico e ventriloquismo. Dante Cigarini, artista poliedrico, ci racconta il suo approdo nel mondo dello spettacolo  

di Elisabetta Cinà

Una velata ironia, un pizzico di irriverenza e un’esilerante verve comica. Sono gli elementi con i quali, attraverso i suoi pupazzi, Dante Cigarini, mette in scena i pregi e i difetti dell’essere umano, ragalando al suo pubblico una sorpresa dopo l’altra. Sì, perché i suoi spettacoli non smettono mai di sorprendere e stupire… senza effetti speciali. L’effetto è tutto lì, nella semplicità, nella fantasia, nell’improvvisazione.

Ma chi è questo dominatore della scena? Come nasce questo trascinatore di folle? E’ un artista di strada? Un burattinaio? Un ventriloquo? E’ difficile definirlo; perché Dante Cigarini, in realtà, è tutto questo. O meglio è la sintesi, ben miscelata, di queste doti. Doti scoperte per caso? In parte sì. Ma fino a un certo punto. Perché nell’arte di Dante Cigarini c’è qualcosa di più profondo e più intrinseco, che non è soltanto la sua voce che esce dal ventre, ma una voce che esce dall’anima    

Come scopri la tua arte? Come diventi un ventriloquo?

Credo che la cosa più bella che possa capitare a un essere umano è quella di dare vita a un altro essere. I genitori hanno la possibiltà di dare la vita ad altre persone, gli attori di dare vita a tanti personaggi e i ventriloqui di dare la vita a un pupazzo di stoffa, di legno, di plastica

Cosa facevi nella vita prima di fare il ventriloquo?

In una delle mie vite precedenti, facevo l’impiegato. Esattamente il geometra. Poi ho capito che non era la mia vita.

E da quel momento?

Ho cominciato a fare il burattinaio. Grazie ai miei figli che erano piccoli, ho capito che quando li facevo giocare, facendogli i burattini, loro si divertivano tanto e mi divertivo pure io. Così ho deciso di cambiare vita; mi sono licenziato dal mio impiego e ho cominciato a fare il burattinaio. All’inizio lo facevo per gioco, poi, a poco a poco, ho cominciato a farlo sul serio. Oggi  vivo di questo.

Tu stai sempre in giro, non solo per fare spettacoli, ma anche per fare dei corsi. Non tutti gli attori sono disponibili a insegnare agli altri la propria arte, né, tanto meno, metterla al servizio degli altri.

Io penso che ogni artista dovrebbe trasmettere agli altri giovani artisti quello che sa. E’ una sorta di continuità non genetica, ma artistica. Come i genitori trasmettono i propri geni a propri figli, così io cerco di trasmettere i miei geni artistici ai giovani artisti. Mi piace pensare che in teatro nessuno inventa niente e, quindi, tutto ciò che il teatro ti offre è una trasposizione, un’elabarozione di ciò che è stato già inventato da altri. A me piace pensare che qualcuno ha preso qualcosa di me. La più grande soddisfazione nella mia vita artistica è stata quella di vedere esibire alcuni artisti e cogliere qualcosa di mio nelle loro performance.

Mi sembra che anche l’idea di tenere dei corsi sia nata per caso. Raccontacela.

 Mi è capitato, tra le mani, un libro dal titolo ‘Come imparare a fare il ventriloquo’. Dallo stesso titolo, ho dedotto che non è un’arte innata, ma una tecnica che si acquisisce. Così sono andato a trovare l’autore del libro. Gli ho fatto vedere quello che sapevo fare  e lui mi ha detto, addirittura, che potevo insegnare nel loro corso. Mi sono sorpreso, perché io mi ero rivolto a lui per imparare non per insegnare. Ma ho accettato la sfida. Mi sono dato qualche mese di tempo. Ho letto e studiato tanto e ho provato. Ed è stato un vero successo.

Allora… come si diventa ventriloquo?

Non c’è niente di trascendentale. E’ una cosa che si può imparare. E’ frutto di un forte studio, tecnica e, soprattutto, tanta dedizione. Insomma, per essere ventriloquo non bisogna avere un buco nello stomaco

Hai un pupazzo a cui sei particolarmente legato?

No, perché, come si dice… ogni scarafone è bello a mamma sò

 E’ la prima volta che vieni in Sicilia?

Sì. E’ la prima volta. La Sicilia è meravigliosa e ha un pubblico straordinario

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