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Un pianista tra note staccate

di Redazione

80a Stagione concertistica 2011/2012 Politeama Garibaldi lunedì 23 aprile, ore 17.15 (Turno pomeridiano) 17a manifestazione – 3691° concerto dalla fondazione Amici della Musica – Benedetto Lupo al pianoforte

Dopo essersi diplomato al Conservatorio di Bari con il massimo dei voti, la lode e menzione, il pianista Benedetto Lupo (nato nel 1963) ha proseguito i suoi studi sotto la guida di Aldo Ciccolini, Jorga Bolet, Nikita Magaloff, Murray Perahia e Carlo Zecchi Perahia. Considerato dalla critica internazionale come uno dei talenti più interessanti e completi della sua generazione, ha debuttato all’età di tredici anni con il eseguendo il Primo Concerto di Beethoven. In seguito si è imposto in vari concorsi internazionali, tra cui il “Van Cliburn” di Fort Worth (nel Texas) e il “Terence Judd” di Londra, e ha debuttato nei principali teatri del mondo (inclusi la Wigmore Hall, la Salle Pleyel, il Lincoln Center, il Teatro alla Scala e il Teatro di San Carlo), esibendosi tra l’altro anche al fianco della Deutsches Symphonie-Orchester di Berlino (diretta da Kent Nagano), dell’Orchestra Sinfonica “Giuseppe Verdi” di Milano (diretta da Marko Letonja), della London Symphony Orchestra e della Gewandhaus Orchester di Lipsia (dirette da Vladimir Jurowski). Nel 2005 ha pubblicato, per l’etichetta Harmonia Mundi, una nuova registrazione del Concerto soirée di Nino Rota, con la quale ha ottenuto ben cinque premi internazionali, tra i quali il “Diapason d’Or”.

In dettaglio, il programma prevede Brahms, Due Rapsodia op. 79 (15’) / Sette Fantasie op. 116 (22’) e Cajkovskij, Grande Sonata in sol maggiore op. 37 (31’).

Le opere per pianoforte occupano una posizione di rilievo nella produzione di Brahms — egli stesso pianista di grande talento — scandendone al tempo stesso le principali fasi evolutive, come avviene d’altronde anche nel caso di Beethoven. Dopo aver esordito nel 1852 con due Sonate di grande rilievo e avere poi abbandonato per un certo periodo il pianoforte (con l’eccezione degli Otto pezzi op. 76 e delle Due rapsodie op. 79), negli ultimi anni della sua vita egli torna a dedicarsi intensivamente al suo strumento prediletto, godendo tra l’altro di una maggiore libertà creativa in seguito al diradarsi dei suoi incarichi pubblici. Nel 1892 vedono dunque la luce ben quattro cicli pianistici, comprendenti un numero variabile di brevi composizioni: miniature finissime e di alta intensità espressiva, alle quali Brahms affida le sue meditazioni più sincere, compendiandovi le esperienze compiute fino ad allora. Queste piccole grandi-pagine dal tono decisamente “intimo” e quasi diaristico possono dunque considerarsi il suo testamento spirituale e la più esplicita testimonianza di un “tardo stile” in cui l’autore sembra attenuare le complessità armoniche e formali del suo linguaggio per ritrovare una sorta di commovente (ma sapiente) ingenuità perduta. In particolare, l’op. 116 si costituisce di sette brani per i quali Brahms ha scelto di adottare il titolo generico di Fantasie, distinguendo poi i singoli pezzi fra “Capricci” e “Intermezzi”, ed attribuendo ad ognuno una diversa connotazione espressiva e compositiva.

A distanza di 13 anni dalla giovanile Sonata in do diesis minore, nel 1878 Cajkovskij si cimentò nuovamente con questa forma, realizzando la Grande Sonata in sol maggiore op. 37, che possiamo dunque considerare la sua seconda e ultima opera pianistica di ampio respiro. Consacrata al successo fin dalla prima esecuzione, affidata al grande virtuoso Nikolaj Rubinstein, l’opera è il frutto di un “difficile compromesso tra formalismo classicista e brillantezza esecutiva”, fondato sull’incessante e sapiente impiego della variazione tematica, che informa di sé ogni singolo movimento. Il primo tempo, “Moderato e risoluto”, appare assai magniloquente sia per carattere che per ampiezza, e il trattamento dei temi è improntato ad una più marcata rapsodicità. Il secondo movimento, “Andante non troppo quasi moderato”, si presenta invece nella forma di ciclo di variazioni su un tema nello stile del corale, che tuttavia acquista gradualmente una cantabilità patetica e tipicamente cajkovskijana. L’episodio centrale, “Scherzo: Allegro giocoso”, è una specie di moto perpetuo virtuosistico su un rapido ritmo ternario. Infine, il movimento conclusivo, “Finale: Allegro vivace”, prende le mosse da “un’idea su note staccate, ribattute, di intonazione quasi orchestrale” e riporta alla “sostenuta visione eroica del primo movimento”, realizzando sul piano formale ed espressivo lo schema di un’ideale quadratura del cerchio.

 Prossimi appuntamenti

Lunedì 7 maggio (Turno pomeridiano) e martedì 8 maggio 2012 (Turno serale) – Orchestra del Conservatorio “Vincenzo Bellini” / Nicola Piovani direttore – musiche dai film dei fratelli Taviani, di Roberto Benigni e di Federico Fellini

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