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Politica: Nasce il Movimento nazionale siciliano

Nasce il Movimento nazionale siciliano che aggrega “Sicilia Nazione”, “Fronte nazionale siciliano” e “Movimento per l’indipendenza della Sicilia...

di Redazione

Chimera e prospettiva pericolosa per alcuni, “conditio sine qua non” per lo sviluppo socioeconomico della Sicilia per altri

 

di  Salvo Messina

E’ il nascente Movimento nazionale siciliano che aggregaSicilia Nazione”, “Fronte nazionale siciliano” e “Movimento per l’indipendenza della Sicilia”, che correrà alle prossime elezioni, con un candidato per la presidenza della Regione (secondo alcune indiscrezioni potrebbe essere Gaetano Armao) “che, se eletto – sottolineano i responsabili dei tre Movimenti in una nota – aprirà un contenzioso con l’Italia disdettando prima di tutto l’accordo truffa stipulato tra Crocetta e Renzi e chiedendo l’attuazione di tutti i diritti previsti dallo Statuto originario e oltre”.

In questa direzione va la strada intrapresa dai tre Movimenti che hanno sottoscritto recentemente un documento per porre le basi alla costruzione di un unico Movimento nazionale siciliano, a cui partecipino indipendentisti, autonomisti, sicilianisti, movimenti civici e tutti coloro che “considerano la Sicilia e i suoi diritti al centro del proprio impegno”. “Se lo Statuto fosse stato attuato – evidenziano – la Sicilia sarebbe una terra ricchissima. Decine di miliardi di euro che, ai sensi di precise norme dello Statuto, dovevano rimanere nella nostra terra sono finiti nelle casse di Roma e altre decine di miliardi di euro che ci erano dovuti, non ci sono mai stati trasferiti. E non si tratta di cifre generiche, bensì di calcoli reali”. Ancora oggi, quindi, si ripropone la via autonomista, sicilianista e indipendentista per rivitalizzare il tessuto socioeconomico della nostra tanto amata quanto martoriata isola. Basta ricordare che l’autonomia regionale con la conquista dello Statuto speciale avvenne per tarpare le ali alle istanze indipendentiste e separatiste incarnate e portate avanti da Antonio Canepa e Andrea Finocchiaro Aprile.

Un grande difensore dell’Autonomia e dello Statuto speciale fu il primo presidente della Regione Giuseppe Alessi, che dopo lo scippo dell’Alta Corte ai siciliani, criticò la sentenza della Corte Costituzionale che faceva proprie le competenze dell’Alta Corte per la Sicilia. Per non dimenticare i tre governi regionali di Silvio Milazzo, (dall’Ottobre 1958 al febbraio del 1960), come si diceva allora, quell’essere insieme di comunisti e fascisti che diede vita al Milazzismo nel “nome” della Sicilia.

Negli anni passati, abbiamo assistito a riflussi autonomisti da parte di alcuni politici che avevano esaurito un ruolo di primo piano nei rispettivi partiti di appartenenza come l’ex presidente della Provincia di Palermo, Ernesto Di Fresco, che dopo essere uscito dalla Dc, fondò l’Ups (Unione popolare siciliana), sfiorando la sua elezione all’Ars. Ed ancora, prima di lui tentò ancora la via autonomista l’ex repubblicano Leopoldo Pullara (scomparso recentemente), ex capogruppo repubblicano alla Assemblea regionale ed ex assessore comunale al Turismo, fondando il “Movimento di azione per l’autonomia” (operazione politica sponsorizzata sottotraccia da una parte del Pci siciliano retto da Luigi Colaianni) che si rilevò un vero e proprio fuoco fatuo.
In tempi più recenti, sono in molti a ricordare l’ex democristiano Raffaele Lombardo, quando, a metà del 2000, lasciò l’UDC per fondare il Movimento per l’Autonomia, successivamente eletto presidente della Regione e “fautore delle geometrie variabili” con modesti risultati. Non è andata meglio al “Grande Sud”, fondato da Gianfranco Miccichè, partito nato in contrapposizione alla Lega Nord ma poco presente a livello nazionale. In sintesi, tutti animati da buoni propositi per rilanciare il tessuto socioeconomico della Sicilia anche se, nell’ambito sicilianista, autonomista e indipendentista non mancano le scissioni e i “distinguo”. Ultima, in ordine di tempo, è la nascita di “Siciliani Liberi”, il nuovo movimento politico indipendentista guidato dal professor, Massimo Costa, nato dopo la sua fuoriuscita da “Sicilia Nazione” creatura politica del prof. Gaetano Armao, già assessore regionale alla Presidenza (57° Governo regionale), ai Beni culturali e dell’identità siciliana e all’Economia. “Siciliani Liberi” nel suo programma “si propone di condurre la Sicilia all’Indipendenza con il conseguimento della piena sovranità economica, monetaria e fiscale”.

Infine, uno dei pochi indipendentisti della prima ora ancora in circolazione è l’ex segretario del Fronte nazionale siciliano Giuseppe Scianò che raggiunse il suo massimo della notorietà quando si candidò alla presidenza della Provincia di Palermo sfidando Francesco Musotto (risultando eletto per il centrodestra) e Pietro Puccio (centrosinistra). Oggi sono in molti a sostenere che la Sicilia non abbia ottenuto alcun reale vantaggio nei 156 anni di unità d’Italia e il divario con il Settentrione si è fatto progressivamente più ampio. La storia ci ricorda che le lotte autonomiste e indipendentiste del secondo dopoguerra indussero l’Italia a stipulare un Patto con la Sicilia rappresentato dallo Statuto Siciliano nato prima della stessa Costituzione. Forse sarà un caso ma il dato oggettivo inconfutabile è rappresentato dal fatto che in settant’anni la Sicilia abbia intrapreso una “marcia del gambero” facendo progressivi passi indietro sotto ogni profilo, aumentando il divario dello sviluppo socioeconomico con il Nord del Paese.

 

 

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